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Renzi: a marzo piano lavoro su rinnovabili e chimica verde

Green energy, innovazione tecnologica e chimica verde non saranno temi di serie B per il Governo Renzi. Ad affermarlo lo stesso premier durante il suo discorso in aula al Senato

Renzi: a marzo piano industriale su rinnovabili e chimica verde(Rinnovabili.it) – Energie rinnovabili, chimica verde, e dissesto idrogeologico. Questi i temi della sostenibilità ambientale toccati dal nuovo premier Matteo Renzi nel discorso in aula al Senato. Il primo ministro, che ha ottenuto la fiducia di Palazzo Madama con 169 voti a favore e 139 contrari, ha speso qualche parola anche sui settori produttivi su cui scommettere durante il nuovo mandato.

“Non ho parlato, ma non lo posso fare adesso – ha affermato Renzi – di come nel Piano per il lavoro che presenteremo a marzo ci sarà una sorta di piano industriale per i singoli settori, inteso non semplicemente come il sussidio o l’intervento su ogni singolo settore, ma come il bisogno di andare a inventarsi nuovi posti di lavoro: sulle energie alternative, sulla chimica verde, sull’innovazione tecnologica applicata alla ricerca”.

 

Il premier ha parlato anche degli “investimenti veri e profondi che si possono fare contro il dissesto idrogeologico in un  Paese in cui abbiamo soldi bloccati e fermianche per responsabilità delle pubbliche amministrazioni – che gridano vendetta, non soltanto per ciò che stanno vivendo in queste ore il modenese o l’area di Olbia, ma anche per come in questi anni abbiamo dovuto vivere con il fiatone certe emergenze che potevano essere affrontate in modo molto più semplice”.

 

Un discorso ben accolto da Ermete Realacci,  presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, secondo cui il Presidente del Consiglio ha fatto bene “a indicare le fonti rinnovabili, l’innovazione in campo ambientale con la chimica verde, la manutenzione del territorio e degli edifici scolastici come priorità del Governo anche per produrre una nuova economia ed occupazione. Basti pensare che le scuole italiane consumano oltre un miliardo di euro l’anno di energia e circa il 60% sono state costruite prima che venissero emanate le norme antisismiche”.