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RE100 e il ruolo delle aziende nella transizione energetica

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 Rinnovabili al 100%? 31 aziende aderenti a RE100 dimostrano che non è impossibile

(Rinnovabili.it) – Nel 2014, Climate Group e CDP (Carbon Disclosure Project) lanciarono RE100, iniziativa internazionale per incoraggiare le più grandi e potenti aziende al mondo a partecipare alla transizione energetica verde dalla prima linea. A quattro anni di distanza i risultati sono già più che interessanti: RE100 è divenuto un gruppo mondiale, raccogliendo oltre 150 adesioni da più di 140 Peasi nel mondo e negli ambiti più disaprati, dal settore delle telecomunicazioni e dell’IT a quello della produzione di automobili. Ogni azienda che partecipa all’iniziativa ha stabilito un obiettivo pubblico di energie rinnovabili nei propri consumi da raggiungere entro un anno specifico. E i passi avanti, dall’anno di lancio a oggi, sono tangibili come spiega il nuovo Progress and Insights Annual Report.

Attualmente le operazioni di 37 dei suoi membri sono alimentate per oltre il 95% del loro fabbisogno elettrico da fonti rinnovabili. Sei hanno raggiunto addirittura il 100%. E la quantità di elettricità “verde” prodotta dalle aziende di RE100 cresce del 41% l’anno. “Con così tante notizie deprimenti al momento, – commenta Helen Clarkson, CEO di The Climate Group – qui abbiamo una rinfrescante e positiva storia di come un’ambiziosa azione aziendale stia cambiando il mondo in meglio”.

 

>>Leggi anche Aziende rinnovabili: cresce il numero di multinazionali al 100% green<<

 

Nel dettaglio, RE100 conta 155 membri, responsabili nel complesso di una domanda totale di elettricità di 188 TWh l’anno, valore superiore a quello di Argentina e Portogallo. Se RE100 fosse un Paese, sarebbe il 23esimo nella lista dei più grandi consumatori energetici al mondo. Promuovere la transizione energetica sul fronte aziendale diviene dunque un elemento fondamentale. Senza contare che con un fatturato combinato di 4,5 trilioni di dollari, pari al 5% del PIL globale, i membri dell’iniziativa rappresentano un’importante fonte di finanziamento per le infrastrutture energetiche pulite.

 

 

Questo è quello che dovrebbero fare tutte le principali multinazionali”, aggiunge Clarkson sottolineando tuttavia come non ci sia spazio per l’autocompiacimento “Abbiamo ancora molta strada da fare, ma questo impulso inarrestabile dovrebbe dare ai governi nazionali la fiducia necessaria per fissare obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni, in linea con le ultime scoperte scientifiche”.

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