Nelle prossime settimane si dovrebbero tenere le prime aste per un totale di 10GW. Ma l'Arabia Saudita sta puntando anche sul nucleare con due reattori per altri 2,8GW
(Rinnovabili.it) – L’Arabia Saudita si concentra sulle energie rinnovabili con un piano di investimenti tra i 30 e i 50 miliardi di dollari entro il 2023. L’annuncio arriva dal ministro dell’Energia Khalid al-Falih dal summit annuale IRENA ad Abu Dhabi. Il ministro ha confermato l’intenzione del Regno di rimodulare il proprio mix energetico arrivando al 30% di fonti non fossili entro il 2030. Nelle prossime settimane si dovrebbero tenere le prime aste per un totale di 10GW.
Sono impegni in linea con le intenzioni delineate lo scorso aprile in Vision 2030, il programma strategico di Riyadh per svincolarsi da un’economia fortemente dipendente dagli idrocarburi e proiettarsi nel mondo dell’energia pulita. A preoccupare i sauditi non sono certo le sorti del pianeta – gli impegni presi alla COP21 e negli altri consessi internazionali sono minimi – bensì, più prosaicamente, il loro preoccupante deficit di bilancio, impossibile da risanare con un prezzo del barile basso come quello attuale. E poi c’è la sfida con l’Iran, l’altro gigante della regione che sta tornando sulla scena internazionale (e nella produzione di gas e petrolio) con la progressiva rimozione delle sanzioni.
Tutti indizi che fanno pensare che questa volta l’Arabia Saudita faccia sul serio. Negli anni scorsi erano stati annunciati investimenti colossali nelle rinnovabili, che di fatto non si sono mai realizzati. Nel 2012, ad esempio, Riyadh prometteva un programma di investimenti nel fotovoltaico da 109 miliardi di dollari per ottenere 50GW di rinnovabili. Nessuno li ha ancora visti.
Gli obiettivi annunciati ieri da al-Falih sembrano più realistici, anche se non mancano i punti oscuri. Da un lato il clima dovrebbe diventare più favorevole agli investimenti con la quotazione in borsa della compagnia del petrolio di bandiera, la Aramco. L’idea in cantiere è privatizzarne il 5% entro l’anno e con il ricavato rivitalizzare il Public Investment Fund (PIF), fondo sovrano (valore stimato di 2.000 miliardi di dollari) che verrà usato per gli investimenti in settori diversi o alternativi a quello petrolifero. Dall’altro lato, il ministro dell’Energia si è lanciato in frasi sibilline: “Ci collegheremo con l’Africa per scambiare fonti non-fossili”, citando oltre all’Egitto anche lo Yemen (devastato da una guerra senza fine) e la Giordania.
Oltre a questi 10GW di rinnovabili, Riyadh ha annunciato di star muovendo i primi passi concreti per due reattori nucleari, per un totale di altri 2,8GW da fonti non fossili.