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Che fine ha fatto il sostegno a prosumers e democrazia energetica?

Agli Stati membri non interessa e il Parlamento potrebbe approvare un testo penalizzante: il futuro degli energy citizens non è così roseo come aveva promesso la Commissione Europea

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Riforma del mercato elettrico: domani si vota anche sulla democrazia energetica

(Rinnovabili.it) – Il prossimo 26 febbraio, il Parlamento europeo dovrebbe assumere una posizione formale su alcune delle principali direttive comunitarie del Pacchetto Energia Pulita per Tutti. Ma prima di arrivare alla plenaria, c’è un ultimo passaggio da affrontare: il voto in Commissione Industria ed Energia (ITRE), a Strasburgo, sulla riforma del mercato elettrico. Ed è proprio qui che si dovrebbe definire uno degli elementi qualificanti della nuova strategia energetica europea, ossia la democrazia energetica.

 

Quando ha elaborato il Pacchetto, l’esecutivo europeo ha inserito alcune misure per consentire ai cittadini europei di assumere un ruolo più attivo nella transizione energetica, ad esempio installando contatori intelligenti o investendo in pannelli solari. In altre parole, per prima volta, Bruxelles ha riconosciuto come diritto universale per i cittadini produrre, immagazzinare e vendere elettricità rinnovabile, tramite operazioni esenti da costi aggiuntivi o tariffe d’accesso alla rete. Una visione appoggiata anche dalla Commissione ITRE quando lo scorso 28 settembre, votando sulle proposte dedicate alle energie rinnovabili, ha riconosciuto il diritto degli europei di produrre e vendere la propria energia elettrica pulita, esente da costi punitivi, prelievi e tasse.

 

La questione si complica oggi, proprio in vista del voto sulla riforma del mercato elettrico (in programma per domani 6 febbraio). Il provvedimento contempla elementi come il market coupling, la priorità di dispacciamento, i meccanismi di capacità e gli oneri di rete (leggi anche Riforma del mercato elettrico europeo: cosa dice il testo).

Per la maggior parte dei temi trattati non ci si aspetta grandi sorprese, ma il testo su cui si troveranno a votare gli eurodeputati potrebbe fare un passo indietro rispetto a quanto deciso dalla stessa Commissione ITRE lo scorso settembre. Secondo quanto rivela in esclusiva Euractiv.com, Krišjānis Kariņš (PPE), deputato lettone incaricato di redigere la posizione del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva, avrebbe eliminato il passaggio nel testo in cui si favorivano le installazioni rinnovabili su piccola scala rispetto le grandi aziende elettriche.

 

Se a nessuno interessa il destino dei prosumers

Kariņš, spiega Euractiv.com avrebbe chiesto per i piccoli prosumers le stesse regole delle grandi utility, rinunciando quindi a dispacciamento prioritario ed esenzione dalle responsabilità di bilanciamento della rete. Per quale motivo? Perché “Fornire esenzioni ad alcuni partecipanti al mercato  – si legge nel testo – significa discriminare gli altri, minando fondamentalmente la struttura stessa del mercato, aumentando i costi per i consumatori e creando incertezza per gli investitori”.

Se dovesse passare questa posizione, ci sarebbe poco da sperare in un salvataggio o in un’opposizione da parte del Consiglio dell’Unione Europea. Quando si parla di  democrazia energetica e ruolo dei prosumers sono in realtà ben pochi gli Stati membri ad appoggiarne l’idea. Grecia , Belgio e Ungheria, ad esempio hanno espresso sostegno per i cosiddetti energy citizens. Spagna Germania, sostenute dal Regno Unito, si sono schierate invece con le società elettriche e stanno remando contro. Ma i più sono concentrati su altre questioni, dimostrando di considerare la democrazia energetica un tema di serie B.