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Prezzi dell’energia, finisce l’effetto “nucleare francese”

In Italia l’import elettrico torna a crescere ma in maniera blanda favorendo le vendite delle unita nazionali alimentate a gas. In calo le rinnovabili

Prezzi dell’energia, finisce l’effetto “nucleare francese”

 

(Rinnovabili.it) – La Francia sta ancora lottando con le conseguenze dello stop nucleare ma sul mercato elettrico italiano “il peggio”, in termino di progressivi rialzi dei prezzi dell’energia, sembrerebbe essere passato. Dei 58 reattori che costituiscono il parco francese, oggi undici sono ancora offline, ma di questi solo quattro hanno deadline per il riavvio lontane nel tempo. Tra questi ovviamente c’è anche l’unità numero uno di Flamanville, disconnessa dalla rete a seguito di un incendio ai primi di febbraio e la numero due di Fessenheim, che non dovrebbe essere riaccesa prima di luglio.

 

Ma le maggiori criticità connesse al fermo francese sembrerebbero essere passate e, come evidenzia il Gestore del Mercato, in Italia sono riprese le importazioni nette di energia dall’estero, benché ancora abbastanza “fiacche” rispetto ai consueti trend. La prima conseguenza tangibile di ciò è stata, a febbraio, l’inversione della trend rialzista degli ultimi mesi del prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica (PUN). In un mese (da gennaio a febbraio 201) il prezzo è calato di circa 17 euro attestandosi a 55,54 euro il MWh.

 

Nonostante la prima consistente flessione, il PUN continua ad essere in rialzo di quasi 20 euro a MWh dal minimo toccato a febbraio 2016. “Le importazioni di energia dall’estero, benché in ripresa congiunturale, restano ancora fiacche favorendo le vendite delle unità di produzione nazionali ed in particolare quelle alimentate a gas naturale (+28,3%); cala, invece, la produzione da fonte rinnovabile”, si legge nella newsletter di febbraio del GME.

 

Netti cambiamenti si registrano anche a livello regionale: “i prezzi di vendita delle zone settentrionali tornano a convergere con quelli delle altre zone, abbattendo significativamente il differenziale evidenziato nei mesi precedenti”. Con la ripresa delle importazioni di energia elettrica infatti , il gap con le restanti zone peninsulari si riduce a meno di 5 euro il MWh. “Ancora vigorosi, invece, i rialzi rispetto ad un anno fa compresi tra il +54,8% del Centro Nord e il +46,3% del Sud che si conferma ancora la zona dal prezzo più basso a quota 51,66 €/MWh”. La Sicilia torna, dopo quattro mesi, a fissare il prezzo più alto, pari a 56,65 €/MWh, scontando una minore disponibilità di offerta rinnovabile (-45,3%).