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Povertà energetica, ecco perché il carbone non è la soluzione

Cafod, Christian Aid e il thinktank Overseas Development Institute sconfessano i falsi miti sul carbone come arma di contrasto alla povertà energetica

Povertà energetica, ecco perché il carbone non è la soluzione

 

(Rinnovabili.it) – Le centrali elettriche a carbone non rappresentano la soluzione per sollevare dalla povertà energetica i miliardi di persone che vivono oggi senza accesso all’energia. A ribadire il concetto sono ora alcune agenzie umanitarie che si uniscono a quanti, come la Banca Mondiale, cercano di ribaltare la vecchia convinzione “energia fossile uguale sicurezza energetica per tutti”. Nel report redatto da Cafod, Christian Aid e il thinktank Overseas Development Institute (ODI) sono sconfessati ancora una volta i dogmi cari all’industria del carbone, sottolineando come, continuando con le politiche energetiche attuali, si rischi di condannare alla povertà energetica più di un settimo della popolazione mondiale: entro il 2030 un miliardo di persone sarà senza accesso all’elettricità e tre miliardi senza un sistema sicuro di cottura dei cibi.

 

Alison Doig, consigliere sul cambiamento climatico al Christian Aid, spiega: “Ci sono davvero poche evidenze che suggeriscono che il carbone abbia un ruolo da svolgere nella riduzione della povertà”.

In primo luogo questo dipende dal fatto che le condizioni più diffuse di povertà energetica sono legate a sistemi di cottura pericolosi e di bassa qualità e non alla mancanza di elettricità (il rapporto è di tre a uno). In questo senso, il carbone può far ben poco per aiutarli.

In secondo luogo circa l’87 per cento della popolazione che vive senza elettricità si trova in zone rurali e remote dove non è presente la rete elettrica. Portare in questi luoghi l’energia, spiegano gli autori del report, sarebbe molto più economico e rapido attraverso sistemi off-grid e mini-grid alimentati da energie rinnovabili (e in alcuni casi il diesel) piuttosto che attraverso grandi centrali termoelettriche.

Infine, le tre agenzie ci tengono a sottolineare come, spesso, il carbone non sia l’opzione più conveniente. Nella maggior parte delle zone off grid, l’elettricità prodotta da energia solare, eolica, idroelettrica, e dal gas naturale risulta essere più economica, e la rapida innovazione nel campo dell’energia rinnovabile sta rendendo il carbone ancora meno competitivo. In Sudafrica, ad esempio, è stato calcolato che le due nuove centrali termoelettriche in programma, produrranno elettricità ad un costo molto maggiore della wind farm da 2GW in fase di sviluppo.