Rinnovabili

Ennesimo schiaffo alle politiche pro fossili di Trump

politiche pro fossili

 

 

(Rinnovabili.it) – Nuova battuta d’arresto per le politiche pro fossili di Trump. Mentre è orma certo che il presidente americano non potrà mettere al sicure il settore carbonifero dalla crisi in atto, proseguono i tentativi della Casa Bianca per alleggerire i vincoli al comparto petrolifero. Ma la resistenza interna è più alta di quanto il presidente USA avesse sperato e l’ultimo progetto nato per smantellare le norme dell’epoca Obama finisce con un altro buco nell’acqua.

Un tribunale statunitense ha bloccato il tentativo dell’amministrazione USA di sospendere la cosiddetta Waste Prevention Rule (Regola di prevenzione rifiuti). Si tratta di una norma del 2016 che fissa dei limiti per le attività di gas flaring (la combustione senza recupero energetico del gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio), e che impone ai produttori fossili di aggiornare la propria tecnologia di monitoraggio infrastrutturale durante la ricerca di eventuali fughe. La ratio legis: ridurre gli sprechi di combustibile da svasamenti, scarichi e perdite sulle terre pubbliche e tribali. La questione non è unicamente ambientale: è stato calcolato che le perdite di metano hanno un costo per i contribuenti di oltre 330 milioni di dollari l’anno.

 

>>Leggi anche Fact checking: Trump le spara grosse sul riscaldamento globale<<

 

Ma con il cambio di presidenza il Bureau of Land Management ha proposto di ritardare l’implementazione di quasi tutte le disposizioni sostanziali della Waste Prevention Rule per 18 mesi, fino al 17 gennaio 2019. Durante questo periodo, la Casa Bianca avrebbe valutato come modificare o cancellare tale norma per  “evitare spese agli operatori”.

La decisione non è piaciuta agli Stati della California e del New Mexico che hanno intentato causa contro il Segretario degli Interni USA, Ryan Zinke, e il Bureau of Land Management. Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, William Orrick, ha dichiarato di aver accolto la richiesta di ingiunzione, dal momento che il “ragionamento dietro la sospensione non è legato alle prove che confutano le ragioni per attuare la Waste Prevention Rule”, aggiungendo che i querelanti avrebbero probabilmente prevalso nel merito del loro caso. “Hanno mostrato danni irreparabili causati dallo spreco di gas naturale nella proprietà pubblica, un aumento dell’inquinamento atmosferico e impatti sulla salute e sul clima”. Per ora, quindi, il regolamento rimarrà attivo. Il pronunciamento arriva a poca distanza dal tentativo, fallito, da parte dei legislatori del Congresso di invalidare la stessa norma.

 

>>Leggi anche Il piano salva carbone di Trump è stato rispedito al mittente<<

Exit mobile version