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Rinnovabili in Italia, gli scenari al 2030 secondo Terna e Snam

Il “Documento di descrizione degli scenari 2022” traccia la mappa dettagliata della crescita delle rinnovabili in Italia in attesa dell’aggiornamento del Pniec. L'incremento è "sfidante" ma "raggiungibile sia dal punto di vista tecnico che della maturità del mercato". Terna ad oggi ha già ricevuto oltre 250 GW di richieste di connessione

PNIEC: come accelerare la corsa delle rinnovabili?
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Entro fine decennio servono 70 nuovi GW di rinnovabili in Italia e 95 GWh di accumulo

(Rinnovabili.it) – Per centrare gli obiettivi del pacchetto Fit for 55, l’Italia deve installare 70 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2030 e potenziare l’accumulo di 95 GWh, di cui 71 GWh da impianti di grande taglia che dovranno essere realizzati attraverso i meccanismi d’asta. La produzione rinnovabile al 2030 copre il 65% del fabbisogno. Sono i numeri forniti da Terna e Snam nel “Documento di descrizione degli scenari 2022”, dove si traccia la mappa dettagliata della crescita delle rinnovabili in Italia in attesa dell’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec).

Numeri, quelli elaborati da Terna e Snam, che usano come riferimento i target attuali stabiliti in sede europea, ovvero una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro fine decennio (-51% per l’Italia) con una quota di rinnovabili sui consumi finali energetici del 40%. Proprio quest’ultimo valore potrebbe però salire al 45% nell’ambito dell’accelerazione sull’energia pulita decisa per ridurre la dipendenza dal gas russo.

Quante rinnovabili in Italia nel 2030?

Rispetto al Pniec del 2019, lo scenario calibrato sul Fit for 55 prevede consumi energetici finali ridotti che passano da 104 a 95 Mtep. A questa va abbinata un’ulteriore contrazione della quota dei combustibili liquidi fossili (da 32 a 20 Mtep) grazie a elettrificazione (da 26 a 28 Mtep) e biometano (da 1 a 3 Mtep). Il fabbisogno elettrico sale così a 366 TWh rispetto ai 320 del 2019, dato più alto dei 331 TWh prospettati ad oggi dal Pniec principalmente perché incorpora la spinta all’elettrificazione di trasporti e riscaldamenti del Fit for 55.

Su questa base, la capacità installata totale disponibile al 2030 di rinnovabili in Italia deve raggiungere i 102 GW tra solare ed eolico, rispetto ai 32 GW del 2019. L’incremento è suddiviso in +12 GW solare distribuito, +42 GW solare utility, +7 GW eolico onshore e +9 GW eolico offshore. Si tratta di un obiettivo “sfidante”, notano Terna e Snam, ma “raggiungibile sia dal punto di vista tecnico che della maturità del mercato, considerando che Terna ad oggi ha già ricevuto oltre 250 GW di richieste di connessione di nuove FER e che negli anni 2009-2010 si sono già raggiunti in Italia tassi di installazione annui comparabili”.

Installare, sì, ma dove?

Lo scenario presentato da Terna e Snam scende nel dettaglio rispetto alla collocazione geografica delle diverse tipologie di impianti rinnovabili in Italia al 2030. Un passaggio fondamentale visto che il 70% della capacità installata complessiva dovrà essere rappresentata dal solare, e che la producibilità degli impianti ha differenze “molto ampie” in base alla latitudine: “1 MW di fotovoltaico a terra installato al Sud riesce a produrre, a livello annuale, quasi il doppio di 1 MW installato su tetto al Nord”.

La ripartizione zonale delle fer privilegia in generale il sud e le isole, ma si attesta comunque su “volumi complessivi ampiamente cautelativi rispetto alle richieste di connessione e alla miglior stima allo stato effettuabile di disponibilità territoriale di aree idonee”. Tutto fattibile già alle condizioni odierne, dunque.

Così il fotovoltaico di piccola taglia risulta concentrato nelle regioni del Nord, dove storicamente ha sempre avuto la crescita maggiore. Il solare utility scale ha invece un incremento più marcato nelle zone del sud e delle isole con maggior potenziale di sviluppo in termini di ore di producibilità, spazi idonei alle nuove installazioni e riduzione dei costi grazie ad economie di scala.

C’è spazio a sufficienza? Assolutamente sì, sostiene il documento. Anche al Sud. Dei circa 30 milioni di ettari del territorio italiano, si legge nello studio, “circa il 27% rappresenta aree potenzialmente idonee all’installazione di impianti fotovoltaici a terra”. D’altronde basterebbe la superficie agricola non utilizzata: sfruttando solamente il 10% di tali terreni (1,2 mln ha in tutto) “si potrebbero realizzare circa 73 GW di nuova capacità fotovoltaica, ampiamente sufficiente al raggiungimento dei target 2030”.

Tutta la capacità eolica aggiuntiva è prevalentemente localizzata al sud per via di un potenziale, sia geografico che di producibilità, maggiore. L’eolico offshore in particolare è concentrato al largo della Puglia ed intorno alle due isole maggiori.

Contando sia solare che eolico, l’incremento al 2030 per macro-regione geografica arriva quindi a +13,5 GW per il Nord, +3,4 GW per il Centro-Nord (Toscana e Marche), +13,4 GW per il Centro-Sud, +20,3 GW per il Sud (Molise, Puglia, Basilicata), +1,6 GW in Calabria, +10,1 GW in Sicilia e +7,4 GW in Sardegna.