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Aree d’accelerazione delle rinnovabili, il PE taglia a 9 mesi l’iter burocratico 

L'aula di Strasburgo ha votato ieri il testo emendato della nuova Direttiva su Rinnovabili, Performance energetica degli edifici ed Efficienza confermando le richieste della Commissione Industria. Tagliati i percorsi autorizzativi, alzata la protezione dei siti naturali e aumentato il coinvolgimento del pubblico

aree accelerazione rinnovabili
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REpowerEU, il Parlamento Europeo vota gli emendamenti alla Direttiva sulle rinnovabili

(Rinnovabili.it) – Il Parlamento europeo ha definito la sua posizione sulla nuova Direttiva UE Rinnovabili, il provvedimento del pacchetto RepowerEU a cui spetta il compito di aggiornare la più celebre RED II. Ieri l’Aula di Strasburgo ha approvato con 407 voti favorevoli, 34 contrari e 181 astensioni il progetto di relazione dell’eurodeputato Markus Pieper (PPE, DE) che introduce una serie di sensibili modifiche alla proposta normativa dell’Esecutivo europeo. A cominciare da quelle riguardanti le aree di accelerazione delle rinnovabili.

Abbiamo gettato le basi per processi sempre più veloci per il rilascio delle autorizzazioni, per poter utilizzare più rapidamente le energie rinnovabili e dare così impulso alla transizione energetica”, ha spiegato a termine del voto Pieper. “Abbiamo introdotto nuove misure che danno agli Stati membri e alle loro autorità maggiore margine di manovra, come il principio del “silenzio positivo” all’interno delle aree di accelerazione delle energie rinnovabili, fermo restando che i progetti di energia rinnovabile sono di interesse pubblico prevalente e possono beneficiare di una valutazione semplificata per deroghe specifiche nell’UE legislazione ambientale”.

Aree accelerazioni rinnovabili, le novità

Negli emendamenti, i parlamentari europei chiedono di ridurre da 12 a nove mesi il periodo massimo per l’approvazione delle nuove FER, se ubicate nelle cosiddette “aree di accelerazione delle rinnovabili“. Queste zone saranno contrassegnate da ogni Stato membro in base alla capacità nazionale di installare tali impianti più velocemente. E qualora le autorità competenti non dovessero rispondere entro la scadenza prevista, l’autorizzazione sarebbe concessa in maniera automatica, secondo il principio del “silenzio assenso“.

Ma non si tratterà di un “liberi tutti”. Nello stabilire le regole per le zone di accelerazione delle rinnovabili, gli Stati membri dovranno evitare, o ridurre significativamente, eventuali impatti ambientali negativi. Escludendo a priori dalla lista i siti Natura 2000, i parchi, le riserve naturali e le rotte migratorie identificate di uccelli e mammiferi marini. Ad eccezione delle superfici artificiali presenti in questi luoghi come tetti, aree di parcheggio o infrastrutture di trasporto. 

Repowering e coinvolgimento pubblico

In tema di repowering (il potenziamento di impianti già esistenti), gli emendamenti approvati suggeriscono che se l’intervento non comporta un aumento della capacità produttiva oltre il 15%, le connessioni alla rete di trasmissione o distribuzione sono consentite entro un mese dalla domanda all’ente competente a meno che non sussistano giustificati problemi di sicurezza o vi sia una incompatibilità tecnica dei componenti del sistema.

Al di fuori delle aree di accelerazione delle rinnovabili, il processo non dovrebbe comunque superare i 18 mesi. Non solo. I paesi UE devono dare la piena possibilità ai propri cittadini di partecipare in maniera tempestiva ed effettiva all’elaborazione dei piani di individuazione delle aree terrestri e marine dove installare le FER.

Gli eurodeputati chiedono anche obblighi nazionali che garantiscano che le autorizzazioni per installare il fotovoltaico su tetti e facciate degli edifici siano rilasciate entro un mese. Per quelli con potenza inferiore a 50 kW sarà sufficiente una semplice notifica. Al fine di immettere più energia rinnovabile nella rete senza ritardi, i deputati hanno anche incorporato alcuni elementi di una recente proposta della Commissione, presentata con la cosiddetta “procedura d’emergenza”, affinché la maggior parte delle disposizioni entri in vigore già nel 2023.

 La relazione propone che gli Stati membri incoraggino gli agricoltori, attraverso meccanismi di finanziamento mirati, a installare impianti solari nelle proprie aziende, in particolare sviluppando sistemi su nuovi fabbricati agricoli e la produzione di biometano.