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Regolamento sulle materie prime critiche, arriva la proposta Ue

La Commissione vara un pacchetto di misure per ridurre la dipendenza da paesi terzi nelle supply chain delle materie prime critiche. Fissati target domestici obbligatori al 2030 per estrazione, raffinazione e riciclo. E nessun minerale potrà provenire per più del 65% da un unico paese

Regolamento sulle materie prime critiche: l’Ue punta all’autonomia strategica
Cristalli di bismuto. via depositphotos.com

Proposta la nuova categoria ‘materie prime strategiche’ a fianco di quelle critiche

(Rinnovabili.it) – Obiettivi minimi per la produzione domestica di materie prime critiche. Snellimento delle procedure per estrarre questi minerali fondamentali per la transizione energetica. Una lista aggiornata di critical raw materials e una nuova categoria: le materie prime strategiche. È il contenuto del nuovo Regolamento sulle materie prime critiche presentato stamattina dalla Commissione europea.

Perché le materie prime critiche sono così importanti?

Per raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione al 2050, l’Ue deve portare avanti la transizione energetica e digitale, che dipende in modo elevato da alcune materie prime le cui catene di fornitura sono globali, fragili e complesse, e quindi vulnerabili sia a scossoni economici che geopolitici. La transizione d’altronde sarà “ad alta intensità di materiali”. Basti pensare a quanti metalli sono impiegati in un’auto elettrica: in media 41 kg di nickel nelle batterie, 12 kg di manganese nei catodi, 9 kg di cobalto anch’essi nei catodi.

In più, l’Europa ne produce solo una quota minuscola e ha quindi una dipendenza dall’estero altissima. Fatto che amplifica i rischi. La sua dipendenza strategica, secondo uno studio del 2020 del Joint Research Centre, presenta un rischio moderato per stronzio, cobalto e grafite, impiegati soprattutto per la mobilità elettrica e le rinnovabili, elevato per niobio, scandio, germanio, borati e magnesio, e molto elevato per le terre rare.

Per queste ragioni tali materie sono definite ‘critiche’. Dall’indio alle terre rare, dal germanio al neodimio, questi metalli sono al centro del nuovo Regolamento sulle materie prime critiche.

Cosa prevede il Regolamento sulle materie prime critiche

Per raggiungere almeno una parvenza di autonomia strategica, l’Europa mette in campo una strategia basata su diversificazione dei fornitori e aumento della produzione domestica. Ma la prima azione è un nuovo modo di catalogare questi metalli.

A fianco delle materie prime critiche, l’atto introduce le materie prime strategiche. Si tratta di materiali ritenuti particolarmente indispensabili e su cui bisogna raggiungere un livello alto di autonomia in tempi brevi. Di questa categoria fanno parte: bismuto, boro di grado metallurgico, cobalto, rame, gallio, germanio, litio per batterie, magnesio metallico, manganese per batterie, grafite naturale per batterie, nichel per batterie, metalli del gruppo del platino, elementi delle terre rare per magneti (Nd, Pr, Tb, Dy, Gd, Sm e Ce), silicio metallico, titanio metallico e tungsteno.

Il regolamento prevede misure lungo tutta la catena del valore di queste materie prime strategiche, in modo che, entro il 2030, la capacità dell’Ue possa avvicinarsi o raggiungere almeno il 10% della domanda interna per l’estrazione (laddove le riserve dell’UE lo consentano), almeno il 40% per la lavorazione e la raffinazione e almeno il 15% per il riciclo. Gli stock europei saranno coordinati tra i Ventisette e alcune aziende strategiche dovranno superare degli stress test.

Altro obiettivo collegato ai precedenti è la riduzione sotto il 65% della dipendenza da un singolo paese per ciascuno di questi materiali. Una misura chiaramente scritta per affrontare la posizione di predominio della Cina nelle catene di fornitura globali. In parallelo, l’Ue punta a sfruttare gli investimenti previsti dal Global Gateway – la risposta europea alla Via della Seta cinese – per supportare progetti minerari in paesi terzi.

Sul versante amministrativo, il Regolamento riduce i tempi dell’iter autorizzativo per i progetti minerari in Europa. Per le materie prime strategiche le procedure sono ulteriormente snellite con un permitting che durerà al massimo due anni per i permessi estrattivi e 1 anno per i permessi di raffinazione e riciclo.

“Questa legge ci avvicinerà alle nostre ambizioni climatiche. Migliorerà in modo significativo la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio di materie prime critiche qui in Europa”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Le materie prime sono fondamentali per la produzione di tecnologie chiave per la nostra doppia transizione, come la generazione di energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie. Stiamo rafforzando la nostra cooperazione con partner commerciali affidabili a livello globale per ridurre l’attuale dipendenza dell’UE da uno o pochi Paesi. È nel nostro interesse reciproco aumentare la produzione in modo sostenibile e allo stesso tempo garantire il massimo livello di diversificazione delle catene di approvvigionamento per le nostre aziende europee”.