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Recovery plan europei a confronto, il meglio e il peggio del Piano dell’Italia

Il risultato della campagna on-line ‘EU cash awards’ portata avanti dai membri di Climate action network (Can Europe). I cittadini europei hanno votato per le migliori misure ‘good’ che dovrebbero essere replicate, le peggiori misure ‘bad’ che sottolineano le opportunità mancate e i peggiori progetti ‘ugly’ che dovrebbero essere eliminati dai piani finali. L’Italia sale sui gradini più alti del podio in tutte e tre le categorie con i progetti dedicati al superbonus, all’idrogeno e alle piste ciclabili

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via depositphotos.com

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Superbonus, idrogeno, piste ciclabili. Sono questi i progetti del nostro Recovery plan che hanno conquistato migliaia di voti di cittadini europei, nel bene e nel male. Il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato infatti sottoposto al vaglio e il risultato ha riservato qualche sorpresa dal confronto con i Piani nazionali di 16 Paesi Ue, come spiega il bilancio della campagna on-line ‘EU cash awards’ portata avanti dai membri di Climate action network (Can Europe).

Nel corso di una di competizione, aperta sul web dal 12 al 14 aprile, i cittadini europei hanno valutato oltre 50 misure presenti nelle bozze dei piani di 16 Stati; sono stati compresi il Recovery fund, i Fondi di coesione e il meccanismo del Just transition fund. Cioè l’intero pacchetto da 1.800 miliardi con il quale si puntano a sostenere le politiche del Green deal.

I cittadini europei hanno votato per le migliori misure ‘good’ che dovrebbero essere replicate, le peggiori misure ‘bad’ che sottolineano le opportunità mancate e i peggiori progetti ‘ugly’ che dovrebbero essere eliminati dai piani finali.

L’Italia sale sui gradini più alti del podio in tutte e tre le categorie: superbonus, idrogeno e piste ciclabili. Nella categoria ugly, gli europei hanno votato progetti e misure che devastano la natura e accelerano la crisi climatica. La Germania e la regione belga delle Fiandre sono state tra le peggiori per “l’alimentazione fossile del settore dei trasporti”. La Bulgaria si è resa un posto “brutto” progettando di costruire due autostrade in aree protette. Così come il Portogallo che mira a utilizzare i fondi per “una diga inutile”. Le peggiori misure per il clima sono “l’inceneritore di rifiuti della Bulgaria, la distribuzione di gas fossile della Romania e i Piani d’investimento dell’Italia per favorire il riscaldamento a gas fossile”. Infine, la Francia e la Repubblica Ceca sono avvertite dagli europei: “‘no’ alle risorse destinate alle grandi imprese inquinanti”.

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L’Italia nella categoria ugly si piazza al secondo posto, insieme con la Romania, con la misura che prevede il superbonus per sistemi di riscaldamento a gas fossile. Arriviamo secondi nella categoria good con oltre 1.800 chilometri di piste ciclabili urbane, metropolitane e turistiche. Nella categoria good per l’Italia i partecipanti hanno apprezzato i finanziamenti alla mobilità sostenibile all’interno del Piano che prevede risorse per la costruzione di 570 km di piste ciclabili urbane e metropolitane e la realizzazione di 1.250 km di piste ciclabili turistiche. I progetti sull’idrogeno prodotto da gas fossili collegato a impianti di cattura e stoccaggio di CO2 sono invece per l’Italia al primo posto nella categoria bad davanti a Francia e Lituania.

La partecipazione dei cittadini sarà decisiva per accelerare la transizione climatica – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – e questo voto dimostra quanto è importante per il nostro Paese non sbagliare i progetti da finanziare. Tutti gli studi dimostrano che con nuove ciclabili può aumentare fortemente l’uso delle bici come principale mezzo di spostamento ed è importante che il governo abbia previsto risorse nel Pnrr, anche se si poteva fare di più. Ovviamente non siamo contenti che il superbonus, di cui chiediamo la proroga, preveda di pagare per intero impianti che utilizzano combustibili fossili. Stesso discorso per i fondi destinati all’idrogeno da gas fossile. Due misure che vanno in controtendenza rispetto agli obiettivi europei sul clima di decarbonizzazione e dell’interesse di un Paese come l’Italia a spingere rinnovabili e efficienza”.