Il cane da guardia dell'amministrazione comunitaria tira le orecchie alla Commissione europea: "E' deplorevole che i progetti sul gas siano stati inclusi nei precedenti elenchi PCI, senza valutarne adeguatamente la sostenibilità".
Quell’elefante nelle stanze UE chiamato “progetti prioritari sul gas”
(Rinnovabili.it) – La Commissione europea ha concesso lo status di progetti prioritari a infrastrutture del gas naturale senza valutarne in maniera appropriata l’impatto sul cambiamento climatico. Questa il duro verdetto del Mediatore europeo, l’organo indipendente che indaga sulle denunce di cattiva amministrazione a carico delle istituzioni UE.
L’Ombudsman aveva avviato a febbraio di quest’anno un indagine sul processo d’approvazione dei “Progetti di interesse comune” (PCI). Questa particolare etichetta viene assegnata ogni anno dall’esecutivo europeo alle infrastrutture energetiche ritenute essenziali ai fini dell’Energy Union. Un’essenzialità che, per progetti inseriti nella lista PCI, si traduce in una facilitazione a livello burocratico e finanziario.
Fino al 2018, il gas naturale e gli impianti ad esso connesso, potevano contare su un ampio appoggio all’interno di questo meccanismo di sostegno (vedi il caso del TAP). Oggi qualcosa è cambiato anche se non con quella risolutezza richiesta dagli ambientalisti. Elettricità e le reti intelligenti rappresentano, infatti, oltre il 70% dell’attuale lista PCI.
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Il combustibile fossile non è scomparso ma ha perso parecchio terreno. Nonostante ciò la valutazione del Mediatore boccia sonoramente l’operato di Bruxelles. Il caso, nato dalla denuncia della ONG da Food & Water Europe, riguardava proprio l’inclusione di 32 progetti prioritari sul gas nella lista 2019, anno in cui il Green deal europeo era divenuto ufficialmente una delle politiche guida del Blocco. Il punto focale della vicenda è che per essere definiti prioritarie, stando all’attuale regolamento, le opere sono tenute a soddisfare solo uno dei 4 criteri di valutazione: integrazione del mercato, sicurezza dell’approvvigionamento, concorrenza e sostenibilità. E i progetti prioritari sul gas dello scorso anno non hanno saputo dimostrare il quarto criterio.
Progetti di interesse comune, si va verso un cambiamento?
“Dati gli obiettivi dell’UE in materia di cambiamento climatico e sostenibilità, è deplorevole che i progetti sul gas siano stati inclusi nei precedenti elenchi PCI, senza che la loro sostenibilità fosse adeguatamente valutata. Ciò significava che non era possibile classificarli per identificare quelli più sostenibili”, si legge nella decisione dell’Ombudsman. Tuttavia, sottolinea il Mediatore, Bruxelles sta aggiornando il criterio utilizzato per valutare l’impatto climatico dei progetti candidati al prossimo elenco PCI. Documento che dovrebbe vedere la luce nel 2021 redigerà nel 2021, incorporando nella valutazione anche il bilancio della CO2, le emissioni di metano e gli impatti sull’efficienza. “L’indicatore dovrebbe riflettere l’impatto previsto dell’infrastruttura sull’intensità complessiva di gas a effetto serra della produzione di energia in un dato Stato membro dell’UE e le emissioni relative al funzionamento dell’infrastruttura stessa”.
In risposta a questa decisione, Andy Gheorghiu di Food & Water Europe ha dichiarato: “Il difensore civico conferma chiaramente la mancanza di valutazioni climatiche cruciali per i progetti fossili sovvenzionati finora in tutte le liste PCI. nel prossimo elenco la Commissione deve realmente tenere in considerazione l’analisi climatica. Sfortunatamente, intende ancora collaborare con ENTSOG (la rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione del gas incaricata nel 2019 includere una valutazione di sostenibilità)“. Per Gheorghiu è proprio la valutazione parziale effettuata da ENTSOG ad essere al centro del problema. “Un test di sostenibilità più rigoroso e indipendente è necessario per i futuri PCI”.