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L’Italia 2° in Europa per progetti fossili finanziabili con i soldi del Recovery

Al 1° posto la Germania con 11 progetti tra terminal onshore e offshore. Il Belpaese si ferma a 6, più 2 progetti di pipeline (raddoppio del Tap e collegamento con la Spagna)

Rigassificatore di Piombino: si va avanti, Tar Lazio boccia il Comune
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L’inchiesta di Investigate Europe individua 41 progetti fossili in UE

(Rinnovabili.it) – Almeno 41 terminal Gnl o nuovi gasdotti possono vedere la luce in Europa nei prossimi mesi grazie ai soldi della ripresa post-Covid. Ai progetti fossili può arrivare una fetta generosa dei prestiti iper-agevolati non spesi nei Pnrr nazionali: il 30%, cioè 67,5 miliardi sui 225 totali. Quelli che Bruxelles ha deciso di mettere a disposizione del piano RePower EU per azzerare la dipendenza energetica da Mosca. Cancellando dal regolamento del Recovery Fund la clausola che vincolava i fondi a progetti “non significativamente dannosi” per il clima.

I progetti fossili in Italia

A fare il conto delle nuove infrastrutture energetiche fossili su cui potranno essere dirottati i fondi Pnrr è Investigate Europe in un’inchiesta pubblicata oggi. L’Italia è al secondo posto, subito dopo la Germania, con 6 progetti fossili.

Quattro le FSRU, le navi metaniere ancorate al largo che fungono da terminal temporanei per ricevere Gnl. Oltre a Piombino e Ravenna -in cantiere- l’inchiesta cita anche due progetti in Sardegna, a Porto Torres e Portovesme. Più i due terminal onshore a Gioia Tauro, in Calabria, e Porto Empedocle in Sicilia. Anche questi, vecchi progetti che finora il governo italiano ha solo provato a rispolverare ma che hanno già completato l’iter autorizzativo.

Berlino avrebbe invece 11 progetti fossili finanziabili (5 siti onshore e 6 offshore), la Grecia cinque, mentre Estonia, Lettonia e Olanda 2 a testa. In totale 29. La lista ufficiale pubblicata dall’UE di infrastrutture Gnl simili finanziabili si ferma a 13.

Il quadro dei progetti fossili finanziabili dal fondo per la ripresa in Italia si completa con due pipeline. L’espansione del Tap, il gasdotto che porta gas dall’Azerbaijan in Europa e tocca terra in Puglia. E poi un progetto -al momento in fase di studio di fattibilità- di Snam e della spagnola Enagas per collegare il paese iberico a Livorno e portare in Europa il Gnl che arriva nei molti terminal spagnoli.

“L’UE rischia di sbloccare miliardi di euro per finanziare nuovi gasdotti e terminali GNL con il pretesto di ragioni di sicurezza energetica a breve termine”, afferma Esther Bollendorff, coordinatrice della politica del gas di CAN Europe. “È una pura assurdità e non aiuterà a sostituire il gas russo quest’inverno. Qualsiasi azione a breve termine non dovrebbe incatenare decine di milioni di persone in Europa, già alle prese con una crisi climatica, energetica e sociale, a future crisi alimentate da combustibili fossili”.