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I prezzi negativi dell’energia elettrica si fanno strada in Europa

Una nuova analisi di EnAppSys mostra come la formazione di prezzi elettrici negativi sia più che raddoppiata in Europa nei primi nove mesi del 2020

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Image by H. Hach from Pixabay

Come funzionano i prezzi negativi dell’energia elettrica?

(Rinnovabili.it) – Nel 2020, i prezzi negativi dell’energia elettrica si sono fatti strada in quasi tutta Europa. Nei primi nove mesi dell’anno, infatti, si è registrato un eccesso di energia sul mercato, causa la diffusa contrazione della domanda, che ha fatto sì che in alcuni momenti i consumatori fossero “pagati” per utilizzare l’elettricità

Quella dei prezzi elettrici negativi non rappresenta una novità. Sono ormai anni che in nazioni come Francia, Germania, Belgio o Paesi Bassi, si registrano simili eventi, a causa per lo più l’alta penetrazione delle fonti rinnovabili non programmabili e di un parco generazione poco flessibile. E soprattutto di una regolamentazione di mercato che permette al prezzo di scendere sotto lo zero.

Il 2020, tuttavia, ha rappresentato un caso a sé come spiega l’analisi condotta da EnAppSys. In un nuovo rapporto, pubblicato in questi giorni, la società spiega che da gennaio a settembre i Paesi europei hanno registrato, in media, prezzi del giorno prima negativi quasi l’1% delle volte. Questi livelli risultano 3-4 volte superiori a quelli osservati tra il 2015 e il 2018 e doppi se confrontati ai livelli 2019. 

Ma come è possibile avere dei prezzi negativi dell’energia elettrica? Il fenomeno dipende essenzialmente da tre elementi: eccesso di offerta, una concomitante bassa domanda e la mancanza di meccanismi di flessibilità. In questi casi, gli impianti eolici e fotovoltaici possono saturare la domanda offrendo prezzi più bassi grazie a costi marginali nulli. E dal momento che poiché esse vengono remunerate non solo dal prezzo energetico di mercato a ma anche tramite incentivi, possono offrire il loro prodotto a valori inferiori a zero. Ovviamente la regolamentazione di settore deve permettere un simile meccanismo (in Italia ciò non è ancora possibile).

Il boom di prezzi negativi dell’energia elettrica va inquadrato in un contesto preciso, come spiega l’analista Alena Nispel. “Il 2020 è stato un anno unico. La combinazione di una maggiore interconnessione tra i mercati partecipanti, una maggiore quota di produzione rinnovabile e una minore domanda dovuta al COVID-19 nella prima metà del 2020 ha reso il mercato molto più volatile”.

I Paesi con un’elevata produzione eolica come Irlanda, Germania e Danimarca sono stati particolarmente colpiti dai prezzi elettrici negativi. Per la precisione, la domanda energetica complessiva coperta dal vento ha raggiunto il 49% in Danimarca, il 36% in Irlanda e il 27% in Germania, i tre valori più alti in Europa. 

Entrando nel dettaglio di alcuni esempi di prezzi elettrici negativi, il mercato tedesco ha registrato un -83,94 euro/MWh per otto ore, lasso di tempo in cui la generazione eolica assieme a quella fotovoltaica ha coperto circa l’88% della domanda. Nel Belgio, invece, la produzione solare unitamente all’apporto nucleare ha fatto scendere i prezzi a -115.31 euro/MWh lo scorso 13 aprile.

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Ma accoppiare una fornitura intermittente (eolica e solare) a una domanda intermittente è sfida da non sottovalutare, spiega il rapporto. Sfida resa ancora più ardua dall’incertezza legata alla pandemia virale. “Lo stoccaggio elettrico – aggiunge Nispel – può agire per ridurre questi impatti, almeno nella misura in cui sia economicamente ragionevole farlo”.