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Piano di ripresa italiano, “nemmeno un euro ai combustibili fossili”

È una delle richieste avanzate da WWF, Legambiente, Greenpeace, Transport & Environment e Kyoto Club, per indirizzare il PNRR nel giusto percorso di decarbonizzazione nazionale

Piano di ripresa italiano,
via depositphotos.com

La versione “ambientalista” del Piano di ripresa italiano

(Rinnovabili.it) – Il Piano di ripresa italiano non dovrebbe concedere nemmeno un euro ai combustibili fossili. Al contrario, dovrebbe puntare su innovazione, importanti e concreti progetti verdi, e riforme. È questa la ricetta proposta dalle principali associazioni ambientaliste italiane per il nostro PNRR. WWF, Legambiente, Greenpeace, Transport & Environment e Kyoto Club hanno pubblicato oggi un documento congiunto in cui elencano le misure da includere nella revisione del Piano, per accelerare la lotta climatica nazionale. Un testo sintetico che pone obiettivi precisi ma evidenzia anche tutti gli ambiti chiave dove agire.

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Le organizzazioni chiedono che almeno la metà delle risorse del fondo Next Generation EU sia indirizzato a progetti legati alla decarbonizzazione, promuovendo le rinnovabili e la loro integrazione in rete, l’efficienza energetica, l’elettrificazione dei trasporti e la conversione dei processi industriali. Nel dettaglio:

  • Nel settore delle green energy il Piano di ripresa italiano dovrà essere in grado, partendo dalla riforma delle autorizzazioni, di portare almeno 6 GW elettrici verdi l’anno, con interventi attenti a minimizzare il consumo di suolo. 
  • Nell’ambito dell’efficienza energetica, il PNRR dovrà lanciare programmi dedicati agli edifici pubblici a partire dalle scuole e dall’edilizia residenziale. E per l’edilizia privata, si chiede che i piani di spesa vengano vincolati ad obiettivi minimi di efficienza.
  • Nel settore della mobilità, priorità ai progetti urbani e regionali e alla messa in sicurezza delle strade. Nel PNRR non può mancare l’elettrificazione del sistema dei trasporti la relativa infrastruttura di ricarica. 
  • A livello industriale gli ambientalisti evidenziano tre diversi programmi: i) a breve favorire efficienza energetica ed economia circolare; ii) innovare con l’idrogeno verde, gli accumuli, l’elettrificazione e l’elettromeccanica, iii) nel lungo periodo impostare la decarbonizzazione di acciaio e cemento.

“I capitoli di spesa – scrivono – siano accompagnati da un programma di riforme aggiuntive a quelle richieste dal semestre europeo, in coerenza ed a supporto di strategie settoriali di lungo periodo per ciascuna delle dimensioni significative (rinnovabili, trasporti, efficienza, industria)”.

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Alla lista di progetti pro decarbonizzazione, le 5 organizzazioni associano anche un elenco di esclusione. Parliamo di quei progetti e soluzioni che, secondo gli ambientalisti dovrebbero rimanere fuori dai fondi NGEU. No quindi ai combustibili inquinanti, in particolare al gas naturale, alle tecnologia di cattura e stoccaggio del CO2 e ai processi di trattamento dei rifiuti che favoriscono a valle l’impiego di fonti fossili, quali la plastica.