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No a nuove centrali nucleari in Italia, ma il governo vuole i mini-reattori

Intervento del ministro Pichetto Fratin per chiarire la posizione dell’Italia sul ritorno all’atomo, dopo le parole di Giorgia Meloni dalla Cop28 di Dubai. Confermato l’interesse concreto per gli Small Modular Reactors “tra una decina d’anni”

PNIEC 2023: il nuovo piano include nucleare e CCS
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Il titolare del MASE al convegno dell’Associazione Italiana Nucleare

(Rinnovabili.it) – Il governo “non ha preso in considerazione la costruzione di alcuna centrale nucleare” in Italia. Tempi troppo lunghi. Almeno per quanto riguarda gli impianti tradizionali. Tutt’altro discorso è quello sui mini-reattori, gli Small Modular Reactors (SMR). Qui l’esecutivo conferma l’interesse e la volontà di riportare davvero il Belpaese nel club dei paesi che sfruttano l’energia atomica. Lo ha affermato stamattina il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo a un convegno dell’Associazione Italiana Nucleare, spiegando la posizione del governo sulla possibilità di costruire nuove centrali nucleari in Italia.

Le parole di Meloni dalla Cop28 di Dubai

Precisazioni, quelle del titolare del MASE, che arrivano a poche ore di distanza dalle parole della premier Giorgia Meloni alla Cop28 di Dubai. Negli interventi al vertice sul clima, Meloni ha ribadito l’approccio italiano alla transizione, improntato alla neutralità tecnologica. Ma non ha aderito all’iniziativa guidata da Stati Uniti e Francia, che insieme ad altri 20 paesi hanno fissato l’obiettivo di triplicare la capacità installata di nucleare nel mondo entro il 2050. Ed è sembrata puntare più che altro sullo sviluppo delle tecnologie per la fusione nucleare.

I passi del governo per tornare all’atomo

Fin dal suo insediamento, il governo Meloni ha iniziato a preparare la strada per il ritorno dell’Italia all’uso dell’energia nucleare. L’esecutivo ha inserito l’atomo nel nuovo PNIEC, stabilendo come obiettivo strategico il riavvio della capacità nazionale di generare energia atomica in un orizzonte al 2050.

In concreto, per ora si tratta di finanziare la ricerca e rafforzare la filiera industriale italiana. Il PNIEC stabilisce linee di finanziamento alla ricerca sull’atomo (sia per la fissione che per la fusione): per il DTT dell’ENEA sulla fusione, ma anche per i mini-reattori nucleari e gli AMR (Advanced Modular Reactor), relativamente alla tecnologia del raffreddamento a piombo fuso dei reattori di IV generazione. A metà novembre, l’esecutivo ha effettivamente stanziato per l’atomo il 25% delle risorse del fondo Mission Innovation. Parallelamente, il governo ha reso operativa la Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile, un tavolo di coordinamento tra industria e ricerca.

Verso nuove centrali nucleari in Italia: gli SMR

Ed è proprio agli SMR che il governo continua a guardare più nel breve termine. “Non credo sia ipotizzabile imbarcarci in 15 anni di costruzione, perché questa è la media, mentre tutti gli indicatori ci dicono che a fine decennio ci sarà la strumentazione ideale per moduli di piccola entità, che a questo punto diventano di interesse produttivo: questa diventa la grande opportunità, ha chiarito Pichetto, aggiungendo: “Non è prevista né ipotizzata la realizzazione di centrali nucleari nel nostro Paese, ma si ragiona solo sui piccoli reattori modulari che dovrebbero essere sul mercato tra una decina di anni”.

Una posizione che trova la bocciatura su tutta la linea da parte di Legambiente. Fresco di riconferma alla guida dell’associazione ecologista, il presidente del Cigno Verde Stefano Ciafani oggi avverte il governo dalle colonne del Manifesto: “a tutti loro dico che il nucleare è morto nel mondo, che il numero di reattori spenti ogni anno è superiore a quello dei nuovi impianti realizzati. È una tecnologia in via di estinzione e questo non grazie al lavoro degli ambientalisti, perché è stato il mercato a decretarne il fallimento: un kilowattora nucleare costa di più di quello da rinnovabili”.