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L’Italia strizza di nuovo l’occhio al nucleare

Ci pensa Giorgetti dagli Stati Uniti a ritornare ancora una volta sul dossier, dopo i commenti del titolare del MiTE di due mesi fa. Il governo sta pensando seriamente di riaprire il capitolo dell’energia dall’atomo?

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Giorgetti: “Bisogna cominciare a discutere di nucleare pulito”

(Rinnovabili.it) – Dopo Cingolani è il turno di Giorgetti. Il titolare del ministero dello Sviluppo Economico parla dagli Stati Uniti dove è in visita per 3 giorni e lancia verso questa sponda dell’Atlantico poche parole ma significative: “Bisogna cominciare a discutere di nucleare pulito”. “E’ un tema che si dovrà porre se si vuole puntare all’obiettivo dell’autosufficienza dal punto di vista energetico”, ha aggiunto Giorgetti.

Giorgetti come Cingolani sul nucleare

Il ministro in quota Lega torna a battere su un tema, quello del nucleare, che continua a polarizzare il dibattito italiano a 10 anni dal referendum che ha chiuso la porta all’energia dall’atomo, anche sull’onda del disastro di Fukushima avvenuto poco prima. E lo fa nemmeno due mesi dopo che Cingolani aveva detto un sì deciso al nucleare.

Il titolare del ministero della Transizione Ecologica aveva affermato che sulle soluzioni tecnologiche è “vietato ideologizzare”, bisogna invece “guardare i numeri”. Anche, anzi soprattutto, sul nucleare di 4° generazione. “Fermo restando che abbiamo fatto un referendum dove abbiamo detto che non vogliamo il nucleare di 1° e 2° generazione”, argomentava il ministro, “si stanno affacciando tecnologie di 4° generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante” che sarebbero “prossime” a essere mature. Tutta un’altra storia rispetto al nucleare contro cui 25 milioni di italiani si sono espressi nel 2011, secondo il ministro: “Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”.

E dopo l’uscita di Giorgetti, Cingolani è tornato sul tema. “Non sono un fan del nucleare, però non sono nemmeno uno che condanna il nucleare”, ha commentato. Ma appoggia la riapertura di un dibattito, come chiede il numero 1 del MiSE: “Secondo me la soluzione ancora non l’abbiamo ma se smettiamo di studiare, di fare ricerca e innovazione, certamente la soluzione non viene da sola”,  “secondo me questo è il momento dello studio.

E Draghi che dice?

Posizioni pro atomo che finora non hanno trovato troppa sponda – perlomeno in pubblico – da parte del premier Draghi. Ma nemmeno una chiusura netta. Il capo del governo ha toccato il tema al termine dell’ultimo Consiglio europeo, il 22 ottobre: “Ne abbiamo parlato. Alcuni Paesi chiedono di inserirlo tra le fonti di energia non inquinanti” anche se “ci sono posizioni molto divisive in Consiglio”. Fin qui la cronaca del braccio di ferro sulla tassonomia verde. Poi una frase che resta possibilista: “Vedremo quale nucleare e poi in ogni caso ci vuole moltissimo tempo”.

Per Draghi le priorità sono altre: accelerare sulle rinnovabili – che restano la soluzione agli shock energetici nel lungo periodo – e nell’immediato affrontare il tema del costo del gas con “misure strutturali” che garantiscano all’UE di “non dipendere dal gas fornito da altri paesi”. La soluzione appoggiata dall’Italia, ribadisce il premier, è “uno stoccaggio integrato, un inventario delle riserve per creare un sistema che protegga tutti i Paesi Ue in uguale misura”. (lm)