Stati Uniti e Francia guidano la coalizione che vuole moltiplicare per tre la capacità installata globale di energia atomica entro metà secolo rispetto ai livelli del 2020, puntando soprattutto su mini-reattori e tecnologia avanzata. Meloni: la “grande sfida italiana” è la fusione
22 paesi si impegnano a rilanciare l’energia nucleare per la transizione
(Rinnovabili.it) – Triplicare la capacità installata di energia atomica entro il 2050. È l’obiettivo sottoscritto da 22 paesi alla conferenza sul clima di Dubai il 2 dicembre. Entra così dalla porta principale il nucleare alla Cop28, come una delle fonti necessarie per limitare la temperatura globale sotto la soglia di 1,5 gradi.
Promossa da Stati Uniti e Francia, la dichiarazione sul nucleare ha raccolto l’adesione immediata di Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Ghana, Ungheria, Giappone, Corea del Sud, Moldova, Mongolia, Marocco, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti e Gran Bretagna.
Le promesse sul nucleare alla Cop28
Dal palco della Cop28 di Dubai, i firmatari si impegnano innanzitutto a “lavorare insieme per promuovere l’obiettivo globale di triplicare la capacità di energia nucleare a partire dal 2020 entro il 2050”. Obiettivo che rispecchia le rotte per 1,5 gradi tracciate da IPCC e IEA. Il Panel Intergovernativo dell’ONU sul Cambiamento Climatico, nello scenario mediano per raggiungere l’obiettivo più ambizioso di Parigi, indica proprio questo target in termini di capacità elettrica installata entro metà secolo. Mentre l’Agenzia Internazionale dell’Energia, nella sua roadmap per emissioni nette zero, prevede un raddoppio. Oggi l’atomo fornisce circa il 5% del mix elettrico globale.
Oltre a puntare a ravvivare gli investimenti nell’atomo, i 22 paesi vogliono “sostenere lo sviluppo e la costruzione di reattori nucleari, come piccoli reattori modulari e altri reattori avanzati per la produzione di energia, nonché applicazioni industriali più ampie per la decarbonizzazione, come la produzione di idrogeno o combustibili sintetici”. Contestualmente, il Belgio – paese non firmatario, ma molto interessato allo sviluppo dell’atomo, ha annunciato per marzo prossimo il primo vertice mondiale sul nucleare.
L’Italia resta fuori (e punta alla fusione)
Nonostante il governo Meloni stia riportando il nucleare al centro della strategia italiana per la transizione, inserendolo nel nuovo PNIEC e creando la Piattaforma per un Nucleare Sostenibile, l’Italia non ha aderito alla dichiarazione sul nucleare alla Cop28.
“Su queste questioni bisogna essere sempre molto pragmarici e non ideologici: io non ho preclusioni su nessuna tecnologia che possa essere sicura e che possa aiutarci a diversificare la nostra produzione energetica”, ha lasciato la porta aperta Meloni, parlando in un punto stampa durante la sua visita a Dubai. “Non sono certa che oggi cominciando da capo sul tema del nucleare l’Italia non si troverebbe indietro, ma se ci sono evidenze del fatto che noi si possa invece avere un approccio con un risultato positivo sono sempre disposta a parlarne”. La Piattaforma sul nucleare sostenibile lanciata dal governo ha come obiettivo proprio quello di ravvivare e rendere competitiva la filiera nazionale dell’atomo, riunendo allo stesso tavolo industria e accademia.
La presidente del Consiglio ha poi fatto un accenno alla fusione nucleare. Identificandola come la “grande sfida italiana”. “La fusione nucleare potrebbe essere la soluzione domani di tutti i problemi energetici delle crisi che nascono dalle questioni energetiche, ed è una di quelle tecnologie sulla quali l’Italia è più avanti di altre”, ha detto la premier.