La plenaria di Strasburgo vota la propria posizione sulla normativa Industria a zero emissioni nette, ampliando l’elenco delle tecnologie strategiche con il nucleare e i SAF. Proposto un iter accelerato per la creazione di cluster industriali della transizione, anche in aree protette
Atto per l’Industria delle zero emissioni, meno freni all’industria europea
(Rinnovabili.it) – Il Parlamento europeo ha votato la propria posizione sul Net Zero Industry Act, la proposta di regolamento che mira ad aumentare la capacità produttiva europea di tecnologie necessarie alla transizione. Con 376 voti favorevoli, 139 contrari e 116 astensioni la plenaria di Strasburgo ha approvato un nuovo testo emendato, accolto con un sentimento misto da ambientalisti e associazioni di settore. Le principali novità introdotte riguardano la lista di tecnologie ritenute strategiche per la decarbonizzazione, la designazione di Valli dell’industria zero emissioni (net-zero Industry Valleys) e la progettazione delle aste.
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Cos’è il Net Zero Industry Act?
Il Net Zero Industry Act è la proposta normativa avanzata dalla Commissione europea per aumentare la produzione di tecnologie pulite nell’Unione e garantire che il Blocco sia ben attrezzato per proseguire la transizione ecologica. Il regolamento fissa obiettivi precisi per il 2030: fabbricare nei confini europei il 40% del fabbisogno annuale UE di tecnologie a zero emissioni, catturandone il 25% del valore del mercato globale. Come? Principalmente migliorando le condizioni di investimento, riducendo gli oneri amministrativi e semplificando le procedure di rilascio delle autorizzazioni. Nel contempo l’atto promuove l’istituzione di spazi di sperimentazione normativa, di accademie per la formazione di forza lavoro qualificata e la cattura e stoccaggio della CO2.
La versione originale aveva anche fissato sostegni per 8 “tecnologie strategiche a zero emissioni nette”, ovvero:
- le tecnologie solari fotovoltaiche e termiche;
- l’energia eolica onshore e le energie rinnovabili offshore;
- le batterie e i mezzi di stoccaggio;
- le pompe di calore e l’energia geotermica;
- gli elettrolizzatori e le celle a combustibile;
- il biogas/il biometano;
- la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS);
- le tecnologie di rete, comprese quelle di ricarica intelligente e rapida dei veicoli elettrici.
Regolamento Industria Net-Zero, la posizione del Parlamento
I deputati europei hanno ritoccato la bozza dell’Esecutivo Ue con una serie di emendamenti per ampliare la portata del progetto e comprendere l’intera catena di approvvigionamento. Compresi componenti, materiali e macchinari per la produzione di tecnologie pulite. Uno dei punti più discussi consiste nell’aver esteso la lista delle cosiddette “tecnologie strategiche“, le uniche soggette al target di fabbricazione interna. L’Europarlamento ha inserito nell’elenco anche il nucleare (fissione e fusione), i carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) e tecnologie industriali specifiche.
È stato inoltre snellito l’iter autorizzativo per i progetti manifatturieri: 9 mesi per quelli con una capacità produttiva annua inferiore a 1 GW, 12 se superiore. La tempistica si abbassa a 6 mesi per i progetti industriali dedicati alle tecnologie strategiche sotto a 1 GW, e a 9 mesi per quelli sopra 1 GW.
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Nuove Aste per gli impianti a fonti rinnovabili
I parlamentari hanno chiesto che le aste per l’assegnazione dei nuovi impianti rinnovabili includano un meccanismo di indicizzazione dell’inflazione, escludendo anche eventuali offerte negative. Strasburgo ha inoltre introdotto criteri di prequalifica chiari e obbligatori. Ciò include nuove regole per la sicurezza informatica al fine di garantire che le infrastrutture energetiche e di rete critiche dell’Europa non possano essere un facile bersaglio per i cyber attacchi. In fine hanno stabilito che non più del 50% della parte tecnologica a zero emissioni dell’appalto provenga da paesi terzi che non sono firmatari dell’AAP.
Il capitolo delle valli industriali
Tra gli emendamenti approvati appare anche quello per la creazione di iniziative “Net-Zero Industry Valleys“. Si tratterebbe di specifiche aree territoriali designate dagli Stati membri allo scopo di promuovere la costruzione o l’espansione di impianti produttivi nella catena di fornitura. E toccherebbe ai governi nazionali condurre valutazioni di impatto ambientale per le future attività manifatturiere che vi sorgeranno, anziché alle imprese coinvolte. I risultati di tali valutazioni dovrebbero essere inseriti in un Piano dedicato, che specifichi anche quale attività manifatturiera è concessa nella singola area. Infine ogni progetto nella valle verrebbe considerato automaticamente di interesse pubblico.
Le critiche degli ambientalisti
Uno dei punti più criticati della posizione parlamentare sul Net Zero Industry Act riguarda proprio le valli industriali. Come fa notare oggi il WWF i deputati non hanno escluso lo sviluppo dei futuri cluster industriali dai siti Natura 2000, con il rischio di danneggiare seriamente l’ambiente e la biodiversità. Una posizione condivisa da EBB, l’Ufficio Europeo dell’Ambiente. “Il sogno ottocentesco di Ehler di un’industria totalmente deregolamentata si trasformerà semplicemente in un incubo per le comunità e la natura. La deregolamentazione non rilancerà l’industria europea”, ha commentato Riccardo Nigro, Senior Policy Officer di EBB. “È un peccato che oggi il Parlamento europeo abbia deciso di assecondare un approccio così miope”.
Piovono critiche anche sulla scelta di inserire fissione e fusione nucleare nella lista di tecnologie da aiutare. “Concedere all’energia nucleare lo stesso accesso al sostegno finanziario e amministrativo delle energie rinnovabili, delle pompe di calore e delle reti distoglierebbe risorse scarse e preziose da soluzioni più rapide ed economiche per la decarbonizzazione dell’UE“, ha aggiunto Luke Haywood , responsabile delle politiche per il clima e l’energia presso EBB. Gli fa eco il WWF “Con quello che può essere descritto solo come ‘pensiero magico’, il Parlamento ha aperto la lista a immaginarie soluzioni miracolose che potrebbero non concretizzarsi mai. Il che significa che il denaro dei contribuenti verrà distolto dalle principali tecnologie verdi necessarie per decarbonizzare l’industria europea in tempo”, ha affermato Camille Maury, Senior Policy Officer del WWF.