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Materie prime critiche, l’UE fissa i target per ridurre la dipendenza

Estrazione, riciclo e raffinazione. Su questi tre ambiti Bruxelles vuole arrivare rispettivamente al 10, 15 e 40% di minerali critici trattati sul suolo Europeo. Le anticipazioni del Critical Raw Materials Act

Materie prime critiche: l’UE sovvenzionerà l’industria europea dei magneti
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L’UE prepara una clausola anti-Cina sulle materie prime critiche

(Rinnovabili.it) – Il 10% dei minerali critici impiegati dall’industria europea dev’essere estratto in Europa. Mentre una quota del 15% deve provenire da riciclo. E la percentuale di materiali raffinati in UE deve arrivare al 40%. Sono i tre pilastri su cui Bruxelles vuole costruire l’autonomia strategica UE in fatto di materie prime critiche.

È quanto si apprende dalla bozza del Critical Raw Materials Act, il regolamento con cui l’Europa punta a rafforzare la sua indipendenza nelle filiere più sensibili. Il documento sarà presentato ufficialmente il 14 marzo ma è stato visto in anteprima dal portale Euractiv.

Materie prime critiche: l’UE punta la Cina e taglia i tempi dei permessi

Ad oggi, l’UE dipende al 100% da paesi terzi per una buona metà (14 su 27) delle materie prime critiche, tra cui antimonio, berillio, gallio, germanio, titanio, vanadio. E al 95% per altri tre minerali sensibili, incluso il litio. In più, la stragrande maggioranza di queste materie arriva in UE da paesi con un rischio politico elevato.

In molti casi, invece, l’Europa ha una dipendenza quasi totale dalla Cina, “rivale sistemico” di Bruxelles. Per limitare il rischio di interruzioni o strozzature nelle catene di fornitura, il regolamento prevede una clausola secondo cui l’UE punta a “stabilire un parametro di riferimento per non dipendere da un singolo Paese terzo per più del 70% delle importazioni di qualsiasi materia prima strategica entro il 2030. In parte, questo sforzo sarà coperto da fondi del Global Gateway – la risposta UE alla Belt and Road di Pechino – per lo sviluppo di progetti di estrazione in paesi terzi.

Infine, il regolamento sulle materie prime critiche istituisce delle corsie preferenziali per una lista ristretta – e ancora da definire – di progetti etichettati come “strategici”. Per questi saranno disponibili iter di permitting semplificati e più rapidi, in grado di ridurre i tempi di messa in funzione di un progetto minerario rispetto agli attuali 10 anni di media.

“Per i progetti strategici che prevedono l’estrazione, la durata del processo di rilascio dei permessi, considerando la complessità e l’entità dei potenziali impatti, non dovrebbe superare i due anni, si legge nel documento.