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Chi investe di più in nuove infrastrutture fossili oggi?

Se le nuove pipeline – ancora su carta o già cantierate – entrassero tutte in funzione, il petrolio e il gas trasportati emetterebbero ogni anno 5 Gt CO2. Come gli interi Stati Uniti, o un decimo del budget annuale di carbonio odierno

Infrastrutture fossili: nel mondo in costruzione 24mila km di nuove pipeline
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Per sperare di centrare gli 1,5°C, secondo l’Iea bisogna bloccare ora gli investimenti in nuove infrastrutture fossili

(Rinnovabili.it) – Nel mondo ci sono più di 24.000 km di nuove infrastrutture fossili progettate o già in costruzione. Una cifra che è “drammaticamente incompatibile” con l’idea di limitare il riscaldamento globale sotto i 2 gradi. Secondo gli scenari per la transizione energetica dell’Iea, infatti, una condizione essenziale per trasformare il sistema energetico globale in linea con gli obiettivi di Parigi è fermare immediatamente (in realtà dal 2021) qualsiasi investimento in infrastrutture fossili, gasdotti e oleodotti inclusi.

D’altronde, se le nuove pipeline entrassero tutte in funzione, il petrolio e il gas trasportati emetterebbero ogni anno 5 Gt CO2, praticamente come gli interi Stati Uniti, o un decimo del budget annuale di carbonio odierno. Accelerando il momento dell’overshoot, cioè il punto in cui sforeremo gli 1,5°C, che secondo alcuni studi di questo passo potrebbe già verificarsi nei prossimi 5 anni. Lo calcola un rapporto, appena pubblicato, di Global Energy Monitor.

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Quali sono i paesi che investono di più in nuove infrastrutture fossili? Senza troppe sorprese, in cima alla lista troviamo 4 dei maggiori inquinatori mondiali: gli Stati Uniti con 2830 km (quasi tutti nel bacino Permiano), tallonati dall’India con 2824 km, che è seguita da Cina (2533 km) e Russia (2051 km). Anche la Tanzania con 1932 km di pipeline è degna di nota.

La classifica cambia abbastanza se si considerano i km già in costruzione, escludendo quelli nelle fasi iniziali di progetto. Degli oltre 10mila km totali già cantierati, la quota maggiore si trova in India (1630 km), Cina (1486 km), ma anche in Canada (1244 km), Iran e Niger (1193 km). A livello regionale, invece, l’area più caratterizzata da nuove infrastrutture fossili è l’Africa subsahariana: circa 6500 km i tutto, di cui quasi 2000 già in costruzione, per un totale di 17 mld di dollari. Molto staccata la seconda regione, il Nord America, con “appena” 4000 km.

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“Questo rapporto dimostra che alcuni dei maggiori consumatori di combustibili fossili al mondo stanno raddoppiando il petrolio, anche quando la crisi climatica si intensifica”, commenta Baird Langenbrunner, ricercatore GEM e autore del briefing. “E per i governi che appoggiano questi nuovi oleodotti, il rapporto mostra un fallimento quasi deliberato nel raggiungere gli obiettivi climatici”.