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L’industria del carbone seppellisce il phase down sotto 476 nuovi GW in tutto il mondo

Tra le circa 1000 compagnie della Global Coal Exit List di Urgewald, il 46% pianifica nuove centrali termiche a carbone o nuovi siti estrattivi. L’ong: atteggiamento “sconsiderato e irresponsabile”

Photo by Adriano Ruiz on Unsplash

Cina, India e Australia trainano ancora l’industria del carbone globale

(Rinnovabili.it) – Della transizione non c’è traccia. L’industria del carbone globale procede ancora a ranghi serrati come se la crisi climatica non esistesse. Quasi metà (il 46%) delle compagnie che fanno parte della Global Coal Exit List (GCEL) stanno espandendo le loro attività o hanno piani per farlo. Anche se l’anno scorso, il Patto di Glasgow sul clima che ha concluso la COP26 prometteva un impegno corale per la riduzione dell’uso del carbone.

“Delle 1.064 aziende presenti nel nostro database, 490 stanno sviluppando nuove centrali elettriche a carbone, nuove miniere di carbone o nuove infrastrutture di trasporto del carbone. Perseguire nuovi progetti di carbone nel bel mezzo di un’emergenza climatica è un comportamento sconsiderato e irresponsabile. Gli investitori, le banche e le assicurazioni dovrebbero bandire immediatamente questi sviluppatori di carbone dai loro portafogli”, attacca Heffa Schuecking, direttrice di Urgewald, l’ong tedesca che ha creato la GCEL, il database più completo sull’industria del carbone e i suoi orientamenti.

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Se si sommano tutti i progetti di espansione, si ottengono cifre del tutto incompatibili con gli obiettivi climatici degli 1,5 gradi di riscaldamento globale. La pipeline di nuova capacità di centrali a carbone conta 476 GW in tutto il mondo, che se installati aumenterebbero del 23% l’attuale capacità mondiale di energia da questa fonte fossile. La Cina è responsabile del 61% di queste nuove centrali. In tutto, nel mondo ci sono 6.500 impianti per una capacità installata superiore a 2.000 GW: secondo le proiezioni dell’Iea, per rispettare l’accordo di Parigi dovrebbero andare offline rapidamente, nel giro di al massimo 20 anni.

Il quadro non cambia quando si considerano le nuove estrazioni. Complessivamente, le compagnie nel database di Urgewald mirano a estrarre nuovo carbone termico per un volume di oltre 2.500 milioni di tonnellate all’anno (Mtpa), cioè più del 37% dell’attuale produzione mondiale. La maggior parte di questi progetti si trova in Cina (967 Mtpa), India (811 Mtpa), Australia (287 Mtpa), Russia (144 Mtpa) e Sudafrica (91 Mtpa). “Questa corsa all’estrazione del carbone testimonia la totale negazione della realtà climatica da parte dell’industria. La scritta è sul muro, ma i minatori di carbone si rifiutano di leggerla”, puntualizza Schuecking.

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