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GNL, gli scioperi in Australia fanno salire il prezzo del gas 

Falliti i colloqui di mediazione iniziano le prime interruzioni del lavoro in due stabilimenti chiave della Chevron Corp per il gas naturale liquefatto. Sul mercato europeo i primi effetti con una rimbalzo dei prezzi del gas del 12%

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“L’effetto farfalla” degli scioperi in Australia

(Rinnovabili.it) – Il clima sul mercato mondiale del gas continua a rimanere teso. Dopo lo sciopero evitato ad agosto nell’impianto di North West Shelf LNG di Woodside Energy, i riflettori si accendono oggi su due stabilimenti della Chevron Corp. Siamo sempre in Australia e sempre nel settore del gas naturale liquefatto (GNL), ma in questo caso i colloqui di mediazione tra compagnia e sindacati non hanno portato a nessun accordo. E negli impianti in questione sono iniziate le prime contestazioni. 

Da oggi fino a giovedì prossimo, i lavoratori sospenderanno le attività per una parte della giornata, interrompendo tutti gli straordinari. Se per allora non si sarà trovato un’intesa soddisfacente, sarà dichiarato lo sciopero totale per le due settimane successive. Le questioni principali dello scontro? Salari, sicurezza sul lavoro, turni e regole sui trasferimenti tra le strutture; elementi chiave che, almeno al momento, non fanno intravedere alcun tipo di contato tra le parti.

Secondo quanto riporta la Reuters infatti, Chevron ha affermato che adotterà misure per mantenere le operazioni attive in caso di sciopero, senza fornire dettagli. I sindacati, d’altro canto, hanno avvertito che “senza personale competente durante le interruzioni del lavoro” l’impianto di GNL dovrà essere chiuso.

Come il GNL australiano influenza il prezzo europeo del gas

Quello che è certo è che la questione australiana, seppur solo all’inizio, sta avendo un effetto diretto sul mercato globale del gas. Il motivo è semplice: l’Australia è il più grande esportatore di GNL al mondo e i due impianti Chevron da soli rappresentano oltre il 5% della fornitura globale. E nonostante il paese commerci principalmente con l’Asia, un taglio in tal senso porterebbe ad intensificare la concorrenza tra quest’ultima e l’Europa. Ecco perché non sorprende troppo sapere che già oggi i prezzi del gas nel Vecchio Continente sono cresciuti già del 12%, malgrado l’ottima situazione a livello di stoccaggi.