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Così le Big Oil vogliono raggirare Biden sul fracking

Da quando è diventato chiaro che Trump avrebbe perso le elezioni, le aziende petrolifere americane hanno dato il via a una corsa per accaparrarsi tutti i permessi per trivellare disponibili, prima che Biden metta al bando le nuove concessioni per usare la fratturazione idraulica sui terreni federali

Fracking: la guerra di Biden alle trivelle inizia in salita
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Oggi il fracking negli USA produce 500 mln di t di CO2 l’anno

(Rinnovabili.it) – La guerra di Biden alle trivelle e al fracking sui terreni federali inizia in salita. In campagna elettorale, il candidato dei democratici ha promesso di mettere un freno alla produzione di gas e petrolio sulle public lands vietando la fratturazione idraulica. Ma le maggiori compagnie petrolifere americane non sono rimaste ad aspettare la cerimonia d’insediamento. E sono corse ai ripari.

Lo mostra con chiarezza l’analisi dei dati governativi sui permessi per esplorazione e sfruttamento di giacimenti idrocarburici negli Stati Uniti, condotta dall’Associated Press. Se si mettono tutti i dati del 2020 in un grafico, si vede un picco che inizia durante l’autunno e accelera ancora da novembre in poi. Date casuali? Tutt’altro: la prima coincide con il consolidamento del vantaggio di Biden su Trump nei sondaggi, la seconda con l’esito delle elezioni del 4 novembre.

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Le aziende petrolifere, calcola l’AP su dati del Bureau of land management americano, hanno presentato più di 3.000 richieste di permessi di perforazione in un periodo di appena tre mesi. Di queste i funzionari ne hanno approvato la metà, quasi 1.400. E’ stata una vera e propria corsa ad accaparrarsi le ultime parcelle di terreno dove poter mettere al più presto le trivelle, in gran parte funzionanti tramite fratturazione idraulica. Infatti, questo è il numero più alto di approvazioni che si è registrato durante i 4 anni di mandato di Trump.

L’obiettivo delle aziende è anticipare Biden prima che entri in vigore il bando, che dovrebbe coinvolgere le nuove trivellazioni ed è un tassello importante del piano di transizione energetica del democratico. A quel punto si aprono almeno 3 scenari. Il presidente può decidere di bloccare le aziende, come spesso capitato in passato, ri-comprando i permessi. Ma sarebbe molto oneroso. Biden potrebbe in alternativa mettere una moratoria generale, ‘congelando’ anche le concessioni già vendute, in attesa di maggiori analisi. Una strategia dilazionista che può mettere in difficoltà le aziende, già alle prese con difficoltà enormi nel restare sul mercato. Terzo caso possibile, il bando al fracking entra in vigore ma solo sulle nuove concessioni, quelle già assegnate entrano in produzione. A questo punto però l’agenda sul clima di Biden andrebbe incontro al primo, grande intoppo.

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