In caso di stop al Nord Stream e di un inverno rigido, l’Europa non raggiungerà l’80% di livello di stoccaggio. E potrebbe essere costretta a tagliare i consumi per 20 mld m3, cioè il 35% del fabbisogno dell’industria
Due scenari sulle forniture di gas dalla Russia nell’analisi di Wood Mackenzie
(Rinnovabili.it) – L’Europa riuscirà a riempire gli stoccaggi oltre l’80% – il target fissato con il RePower Eu – e a superare indenne l’inverno. Senza blocchi alla produzione industriale. È lo scenario previsto da Wood Mackenzie. Ma solo in caso di forniture di gas dalla Russia che restano sui livelli di inizio luglio, quando il gasdotto Nord Stream funzionava al 40% della capacità. Un’ipotesi che sembra ormai superata dagli eventi e che colora di pessimismo le previsioni.
Dopo lo stop alle forniture di gas dalla Russia attraverso il Nord Stream per manutenzione, tra il 10 e il 20 luglio, Mosca aveva ricominciato a pompare gas verso l’Europa. Nei primi giorni i volumi sono rimasti fra il 30 e il 40% della capacità del gasdotto, circa 60 milioni di metri cubi al giorno. Ieri l’annuncio di Gazprom: dal 27 luglio il flusso calerà al 20% del totale, circa 33 mln m3 al giorno, per il malfunzionamento di un’altra turbina presso una stazione di compressione. L’azienda russa aveva motivato anche la prima riduzione, a metà giugno, con il mancato arrivo dei ricambi di una turbina (causa sanzioni).
Lo scenario migliore
Se la situazione si sbloccasse, con le forniture di gas dalla Russia che tornano sui 60 mln di m3 al giorno attraverso il Nord Stream, l’Europa ce la farebbe. Anche se per il rotto della cuffia. La domanda di gas dovrebbe calare, in inverno, di circa il 12% per l’effetto combinato di più risparmio e prezzi alti. L’incognita è il freddo invernale. Con temperature particolarmente rigide, lo stoccaggio si assottiglierebbe fino a 10 mld m3 per fine febbraio, una soglia minima sotto la quale le infrastrutture di storage potrebbero avere problemi di funzionamento.
Lo scenario in caso di stop alle forniture di gas dalla Russia
Cosa succederebbe, invece, se le forniture tramite il Nord Stream si fermassero entro agosto, anche se gli altri gasdotti che collegano Russia ed Europa continuassero a funzionare come oggi? Secondo Wood Mackenzie, l’Ue non riuscirebbe ad andare oltre il 70-75% nei livelli di stoccaggio prima dell’inverno. In questo scenario, lo storage scende a fine febbraio a 10 mld m3 già in condizioni climatiche normali. Con temperature più rigide, invece, il rischio è di trovarsi a secco e con la necessità di tagliare, nei mesi invernali, almeno 20 mld m3 di gas. Che impatto avrebbe il taglio? Si tratta dell’equivalente del 7% dei consumi totali dell’Ue, ma rappresenta il 35% dei consumi industriali – i primi che verranno tagliati.
“Riteniamo improbabile che i flussi del Nord Stream rimangano costantemente al 40%, e probabilmente saranno al di sotto di tale livello. In questo modo, la Russia continuerà a ricevere entrate dalle esportazioni di gas e disincentiverà il tanto necessario razionamento anticipato del gas. Di conseguenza, l’Europa continuerà a sentire la pressione quest’inverno, soprattutto se la colonnina di mercurio raggiungerà temperature inferiori allo zero”, nota Wood Mackenzie. (lm)