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Extra-profitti energia, e se la tassa salisse oltre il 33%?

Nuova aliquota misurata sull'utile anziché sui flussi d'IVA. È l'ipotesi al vaglio del Ministero delle Finanze mentre si cerca un modo per assicurare alle casse statali gli introiti previsti

Extra-profitti energia
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Tassa Extra-profitti energia, Governo meloni pronto a riscrivere la misura

(Rinnovabili.it) – La tassa sugli extra-profitti dell’energia non sta dando i frutti sperati. Tra ritardi e ricorsi il “contributo straordinario contro il caro bollette”, introdotto dal DL n. 21/2022 per tutte le aziende energetiche, ha portato finora allo Stato solo una piccola percentuale di quei 10,5 miliardi di euro inizialmente stimati. Aprendo una discussione anche sulla costituzionalità o meno della misura.

Il problema principale? Il meccanismo alla base del calcolo contributivo. La normativa prevede che le imprese energetiche (gas, elettricità e carburanti) in Italia paghino una  tassa del 25% sugli extra profitti maturati dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022, rispetto al medesimo periodo tra il 2020 e il 2021. Intendendo per introito “extra” l’incremento del saldo tra operazioni attive e passive misurato attraverso il differenziale d’IVA. Un indicatore, in questo senso, non sempre affidabile in quanto non riflesso di un vero aumento degli utili aziendali.

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Il Governo meloni ha promesso di metter mano al provvedimento. Lo aveva anticipato a fine ottobre il ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex-Sviluppo Economico), Adolfo Urso, sottolineando l’intenzione dell’Esecutivo di riscrivere la misura sugli extra-profitti delle società dell’energia. Si tratta, aveva dichiarato Urso, “di una norma giusta” e “deve essere fatta in maniera opportuna: tante sono stati i ricorsi delle aziende per non pagarla”

Cosa cambierà? Probabilmente proprio il congegno alla base del calcolo. Parlando a Sky TG24 Economia il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha spiegato che la tassa dovrebbe essere misurata sull’utile anziché sui flussi IVA, anche alla luce di quanto esplicitato dal Regolamento UE. Lo stesso che permettere di alzare aliquota imponibile. “Sappiamo che la misura che si applica oggi è del 25% – ha affermato Leoperò il regolamento europeo parla di una misura del 33% e quindi a mio modo di vedere possiamo attestarci su quella. O andare un po’ oltre perché lo stesso regolamento effettivamente parla di una misura non inferiore al 33%”.

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