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L’UE non ha bisogno di più gas e petrolio da Norvegia, Algeria, Stati Uniti

Un rapporto di Oil Change International calcola che, se i Ventisette realizzano pienamente le politiche su clima ed energia annunciate, la domanda UE di gas calerà del 32% entro il 2030. E già nel 2035 l’offerta contrattualizzata dai principali fornitori dell’Europa supererà la domanda. Investire oggi per espandere giacimenti e realizzare nuove pipeline è inutile

Espansione fonti fossili: l’UE non ne avrà bisogno
Immagine generata con IA.

Bruxelles dovrebbe dire no all’espansione delle fonti fossili da parte dei suoi fornitori

(Rinnovabili.it) – L’Europa non ha bisogno di finanziare né nuove infrastrutture fossili né l’ampliamento di giacimenti di petrolio e gas esistenti. Sia sul suo territorio sia su quello dei suoi principali fornitori. Nei prossimi anni e decenni, infatti, l’offerta sarà sufficiente per coprire interamente la domanda europea. In tutti gli scenari di transizione. Scegliere, oggi, di spingere per l’espansione delle fonti fossili rischia soltanto di sprecare risorse e far ricadere parte del conto sui cittadini.

“I progetti di petrolio e gas esistenti nell’UE e nei suoi principali paesi fornitori, insieme ai volumi già contrattualizzati, sono sufficienti per soddisfare il calo della domanda europea in scenari allineati al limite di riscaldamento di 1,5°C dell’Accordo di Parigi”, spiega un rapporto di Oil Change International pubblicato oggi. Bruxelles dovrebbe quindi rinunciare, e anzi premere affinché vengano smantellati, i piani di espansione annunciati da paesi come la Norvegia e l’Algeria, ma anche gli Stati Uniti.

I rischi dell’espansione fonti fossili

La previsione prende le mosse dall’Announced Pledges Scenario dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) aggiornato al 2023. In quello scenario, l’IEA presuppone che tutti gli impegni climatici assunti dai governi e dalle industrie di tutto il mondo fino ad agosto 2023, compresi i contributi determinati a livello nazionale (NDC) e gli obiettivi di zero emissioni nette a lungo termine, saranno rispettati integralmente e puntualmente.

Su questo sfondo, calcola il rapporto, l’Europa non avrà la necessità di nuove importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) o altre fonti fossili. Perché la domanda UE di gas fossile crollerà del 32% entro il 2030. E già 5 anni più tardi, l’offerta che è già garantita da progetti e contratti in essere supererà la domanda. “Se l’UE raggiungerà i suoi obiettivi climatici a lungo termine, la fornitura di gas derivante dai progetti attualmente in produzione nell’UE, in Norvegia e Algeria e dai contratti esistenti è destinata a superare la domanda entro il 2035”, spiega il rapporto.

La domanda di petrolio, dal canto suo, diminuirà del 30% entro fine decennio. Data entro la quale la produzione dai giacimenti esistenti dei principali fornitori UE raggiunge il picco. Non sarebbe quindi necessaria alcuna espansione delle fonti fossili destinate al mercato energetico UE.

Qualsiasi espansione della produzione di gas, quindi, porterebbe ad un surplus rispetto alla domanda. “La firma di nuovi contratti di fornitura di gas a lungo termine comporta rischi significativi di eccesso di offerta. Nel lungo termine, le importazioni di gas via pipeline e di GNL oltre quanto già contrattualizzato sono necessarie solo in uno scenario in cui l’UE non riesce a raggiungere i suoi obiettivi climatici e non introduce ulteriori politiche climatiche”, specifica il rapporto.

La decisione dell’UE di eliminare gradualmente la fornitura di combustibili fossili dalla Russia, dal 2022, ha spinto i produttori di petrolio e gas verso un’espansione di fonti fossili. Ma “non è necessario: l’UE si sta dirigendo verso emissioni nette pari a zero, la sua domanda di petrolio e gas è in declino strutturale e non richiede alcuna nuova produzione”, puntualizza Murray Worthy di Zero Carbon Analytics e co-autore del rapporto.