L’IEA prevede che quest’anno raggiungeremo il picco nel consumo di carbone a livello mondiale. Mentre USA e UE calano del 20%, India e Cina guidano gli aumenti (+8 e +5% rispettivamente). Pechino importa 450 mln t quest’anno, 100 mln in più del record precedente del 2013. Ma dal 2024 la traiettoria globale inizierà a scendere, almeno fino al 2026. Grazie alle rinnovabili
Il rapporto Coal 2023 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia
(Rinnovabili.it) – La crescita dei consumi in India (+8%) e Cina (+5%) traina la domanda globale di carbone verso il nuovo record assoluto. Nel 2023 l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) prevede un aumento, su scala globale, dell’1,4%. In valori assoluti si sorpasserà per la prima volta la soglia degli 8,5 miliardi di tonnellate.
Dopo il picco, -2,6% in 3 anni per la domanda globale di carbone
Ciò nonostante, nei prossimi 3 anni il Coal 2023 Report dell’IEA stima che la domanda globale di carbone inizierà a calare, arrivando a toccare -2,6% nel 2026 rispetto ai volumi di quest’anno. È la prima volta che l’agenzia guidata da Fatih Birol prevede una flessione della curva. Le ragioni? La flessione avverrà anche senza politiche sul clima più ambiziose di quelle attuali: basta la capacità installata rinnovabile prevista nel prossimo triennio.
L’ombra di Pechino sulla traiettoria globale del carbone
E sarà soprattutto ciò che avviene in Cina a determinare la traiettoria della domanda globale di carbone. Pechino è il maggior consumatore della fonte fossile più inquinante, che da sola nel 2022 ha coperto più del 56% del consumo totale di energia del paese. Metà della domanda mondiale è legata al paese asiatico. E in Cina è concentrata la maggior parte (il 70%) dei progetti di nuove centrali a carbone nel mondo: tra impianti in costruzione, in fase di (pre-)permitting o solo annunciati, la pipeline ora è lunga oltre 550 GW.
Ma è la stessa Pechino a guidare l’espansione globale della capacità rinnovabile. Bilanciando nuovi impianti eolici e fotovoltaici con l’uso previsto del carbone, l’IEA prevede che la domanda cinese di carbone diminuirà nel 2024 e si stabilizzerà fino al 2026. Non c’è però certezza sulla tendenza nel medio e lungo periodo: “le prospettive per il carbone in Cina saranno influenzate in modo significativo nei prossimi anni dal ritmo della diffusione dell’energia pulita, dalle condizioni meteorologiche e dai cambiamenti strutturali nell’economia cinese”, si legge nel rapporto.
Una trasformazione strutturale
Nonostante il calo previsto, la diminuzione della domanda globale di carbone non sarà abbastanza rapida per rispettare una traiettoria compatibile con l’Accordo di Parigi. Da qui al 2026 resterà comunque sopra gli 8 mld t l’anno. Ma a differenza di altri frangenti – l’implosione dell’Unione Sovietica, la pandemia – in cui il carbone è calato solo temporaneamente, questa volta ci sono le premesse per una svolta strutturale.“Un punto di svolta per il carbone è chiaramente all’orizzonte, anche se il ritmo con cui le energie rinnovabili si espanderanno nelle principali economie asiatiche determinerà cosa accadrà dopo, e sono necessari sforzi molto maggiori per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali”, commenta Keisuke Sadamori dell’IEA.