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IEA: la domanda di petrolio è pronta a crescere di nuovo

Il mercato del petrolio potrebbe tornare ai livelli pre-crisi già nel corso del 2021/2022, fino a raggiungere una media totale di 97 milioni di barili di petrolio al giorno.

Domanda di petrolio
Credits: Schmucki da Pixabay

Nonostante la crisi, la domanda di petrolio potrebbe tornare al business as usual

(Rinnovabili.it) – Secondo l’IEA, l’Agenzia internazionale per l’energia, a partire dal prossimo anno la domanda di petrolio potrebbe crescere ad una velocità mai registrata nella storia del suo mercato e raggiungere i livelli pre-crisi, a meno che non vengano adottate nuove politiche energetiche ed ecologiche.

Secondo il “cane da guardia” dell’energia mondiale, infatti, la domanda di petrolio potrebbe aumentare di 5,7 milioni di barili su base giornaliera, fino a raggiungere una media totale di 97 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2021.

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Le previsioni per il prossimo anno sono inferiori ai livelli registrati nel 2019, poiché il possibile rimbalzo compenserebbe solo parzialmente il grave collasso della domanda di petrolio innescato dalla pandemia di coronavirus, che ha visto un calo di 8,1 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2020.

Ma la domanda di petrolio a livello mondiale potrebbe tornare ai livelli pre-crisi già nel corso del 2021/2022, specie se i governi riuscissero a contenere una seconda ondata di coronavirus e rilanciassero l’industria aeronautica senza mettere in atto nuovi piani per accelerare investimenti nell’energia pulita.

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Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA, ha affermato che il mondo aveva già conosciuto una grande crisi della domanda di petrolio e, così come avvenuto nel passato, un ritorno al cosiddetto “business as usual” potrebbe diventare realtà se i governi non spingessero l’acceleratore su piani di ripresa economica verde.

Tuttavia, secondo molti economisti, compresi quelli del colosso petrolifero BP, la pandemia potrebbe determinato un consistente declino del consumo di petrolio, che era stato previsto per la seconda metà degli anni ’20. BP, infatti, ha ricalcolato al ribasso la sua previsione sulla domanda di petrolio a lungo termine e sui prezzi di mercato per i prossimi tre decenni, innescando un downgrade (una riduzione del rating della società) di 17 miliardi di dollari.