Interventi sull'elettricità prodotta da rinnovabili, azzeramento oneri di sistema e contributo d’imposta per energivori. Queste alcune delle misure inserite nel decreto approvato oggi in CdM
Stanziati 5,5 miliardi contro il caro bollette nel primo trimestre 2022
(Rinnovabili.it) – Via libera al testo del nuovo Decreto Sostegni ter. Il Consiglio dei Ministri ha approvato questo pomeriggio gli ultimi interventi a favore delle attività in crisi. Un pacchetto di misure urgenti in cui rientrano anche le prossime mosse del Governo contro il caro energia. Il decreto legge riporta, infatti, alcuni articoli specificatamente dedicati al “contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico”. E alza a 5,5 miliardi di euro le risorse dedicate a smorzare i rincari sulle bollette del primo trimestre 2022.
Le misure, come anticipato nei giorni scorsi dal Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, colpiscono nel vivo il settore delle energie rinnovabili. Sì perché, accanto agli aiuti per gli energivori e l’azzeramento degli oneri di sistema, il Decreto Sostegni ter introduce una nuova norma solo per la produzione elettrica rinnovabile.
Caro energia, cosa succederà alle rinnovabili?
Il testo vincola alcuni operatori di impianti incentivati con tariffe fisse, a restituire parte dei ricavi generati in questo 2022. Nel dettaglio il provvedimento stabilisce che:
“A decorrere dalla data del 1° febbraio 2022 e fino alla data del 31 dicembre 2022, sull’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici di potenza superiore a 20 kW che beneficiano di tariffe fisse derivanti dal meccanismo del Conto Energia, non dipendenti dai prezzi di mercato, nonché sull’energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonte idroelettrica, geotermoelettrica ed eolica che non accedono a meccanismi di incentivazione tariffaria per differenza, è applicato un meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell’energia”.
Rapida la risposta dell’ANEV, l’associazione che rappresenta i produttori eolici in Italia. “Il provvedimento che il Consiglio dei Ministri di oggi ha analizzato prevede il taglio della remunerazione per i soli produttori rinnovabili al prezzo del mercato elettrico del decennio 2010-2020. Per dare una idea […] il prezzo medio di borsa dell’ultimo mese è stato circa di 240 euro/MWh (prezzo che hanno preso tutti i produttori di energia elettrica) mentre il prezzo che il Governo vuole riconoscere agli impianti eolici è di 60 euro/MWh quando tutti gli altri produrranno e venderanno lo stesso prodotto ad un prezzo 4 volte maggiore. All’incomprensibile accanimento contro le fonti pulite proposto, si aggiunga che la causa dell’elevato costo dell’energia elettrica è l’aumento del gas e che proprio chi produce energia elettrica con tale fonte inquinante non verrà colpito dall’intervento”.
Decreto Sostegni ter, logica emergenziale
Per arginare il caro energia il decreto legge prevede che l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) provveda ad annullare, per il primo trimestre 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW. Anche quelle connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.
Le norme stabiliscono anche una parziale compensazione per le imprese energivore i cui costi per kWh della componente energia elettrica, calcolati sulla base della media dell’ultimo trimestre 2021, abbiano subìto un incremento superiore al 30% rispetto il medesimo periodo dell’anno 2019. Per queste realtà il provvedimento prevede un credito di imposta, pari al 20% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022.
“Il Governo ha accolto alcune nostre proposte per contrastare il caro bollette, come quella dell’utilizzo – sia pure una tantum – dei proventi delle aste sulla CO2, l’azzeramento degli oneri di sistema per il primo trimestre 2022 per artigiani e imprese, un credito d’imposta del 20%, cedibile a terzi, per le aziende che hanno subito un incremento dei costi del 30% e, infine, una prima forma di contributo di solidarietà per alcuni gestori”, spiega il capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa.
“Ma in questo momento difficile servono interventi più consistenti […] “Possiamo e dobbiamo agire ancora sulla riduzione dell’Iva – aggiunge Crippa –, ad esempio destinando il gettito, anche quello che lo Stato incasserà dalle bollette dell’ultima parte del 2021 in pagamento quest’anno, a un fondo per la riduzione dei costi energetici. Non è immaginabile che lo Stato tragga profitti da questa fase di aumento indiscriminato dei prezzi: presenteremo un emendamento che ci consenta di restituire ai cittadini gli introiti derivanti dal maggior gettito Iva generato dalla crisi”.