La presidente della Commissione Ursula von der Leyen anticipa le proposte che illustrerà domani ai Ventisette. Sul tavolo un price cap sulle inframarginali a 200 €/MWh e un tetto al prezzo del gas russo
Per la prima volta, l’UE vuole imporre tagli dei consumi elettrici obbligatori come misura contro la crisi energia
(Rinnovabili.it) – Ci sono anche misure obbligatorie sul risparmio energetico tra le misure per salvare l’inverno di cui discuteranno domani i paesi UE. L’idea della Commissione è di inserire degli obiettivi di riduzione della domanda di elettricità durante le ore di picco, non è chiaro se diversificati o meno per i Ventisette. Lo ha annunciato ieri Ursula von der Leyen presentando le 5 proposte chiave dell’UE contro la crisi energia che metterà domani sul tavolo.
“Dobbiamo risparmiare energia elettrica, ma in modo intelligente”, ha detto la presidente della Commissione. “Se guardiamo ai costi dell’elettricità, ci sono dei picchi di domanda. Ed è questo che è costoso, perché in questi picchi di domanda entra nel mercato il costoso gas. Dobbiamo quindi appiattire la curva ed evitare i picchi di domanda. Proporremo un obiettivo obbligatorio per ridurre il consumo di elettricità nelle ore di punta”.
Le misure sugli extraprofitti
Bruxelles proporrà poi un tetto ai ricavi delle aziende che producono energia elettrica a costi contenuti. Gli extra-profitti dovranno servire per attutire l’impatto della crisi energia sulle fasce più deboli. “E’ giunto il momento per i consumatori di beneficiare dei bassi costi delle fonti energetiche a basso contenuto di carbonio come, ad esempio, le energie rinnovabili”, ha spiegato von der Leyen. “Proporremo di reindirizzare questi profitti inattesi agli Stati membri, in modo che questi ultimi possano sostenere le famiglie e le imprese vulnerabili”.
Come anticipato nei giorni scorsi, il price cap riguarderà le inframarginali (rinnovabili, nucleare, lignite). La bozza del provvedimento per ora lo fissa a 200 €/MWh. Un valore alto e uniforme, spiegano funzionari della Commissione, scelto per favorire le rinnovabili sulle altre inframarginali poiché garantisce alle prime profitti più elevati.
Terza misura contro la crisi energia, un contributo di solidarietà dalle aziende fossili, che hanno realizzato extra-profitti nell’ultimo anno. Anche in questo caso il gettito aggiuntivo dovrà essere usato dagli stati per sostenere cittadini e aziende più in difficoltà, ma possono anche essere investiti in nuova capacità rinnovabile. Per le utility energetiche è poi in arrivo una misura ad hoc che permetterà agli stati di offrire garanzie sui mercati e alleviare la crisi di liquidità dovuta agli aggiustamenti dei margini.
Crisi energia, l’UE vuole un price cap sul gas russo
Infine, l’UE proporrà un tetto al prezzo del gas russo. Un provvedimento che in un certo senso “completa” le sanzioni in vigore contro Mosca. Le sanzioni daranno i loro frutti nel medio periodo, nel giro cioè di un paio di anni, mentre nell’immediato la Russia riesce ad attutire il colpo grazie ai maxi introiti energetici. Il tetto al gas serve proprio a comprimere questo cuscinetto. Anche se il Cremlino ha già fatto sapere che non ci sta: in caso di price cap, non invierà più gas verso l’Europa.
La scommessa dell’UE è che i vincoli infrastrutturali rendano impossibile a Putin vendere facilmente il gas altrove: i gasdotti portano verso l’UE o verso terminal Gnl pensati per l’export verso l’UE. Se le pipeline non si possono spostare (né costruirne di nuove in poco tempo), i limiti strutturali all’export di Gnl dovrebbero limitare la quantità di gas che Mosca può piazzare sui mercati. Inoltre, i terminal Gnl hanno una capacità massima inferiore almeno del 40% a quella che servirebbe per vendere via nave tutto il gas che la Russia non manderebbe più in UE.