Rinnovabili • Corsa al carbone in Cina: nel 2023 costruite 1,5 centrali ogni settimana

Corsa al carbone in Cina, la pipeline si allunga a 243 GW

Il boom iniziato nell’estate del 2022 non accenna a rallentare. Gli impianti in costruzione nei primi 6 mesi del 2023 reggono il passo sostenuto nel 2° semestre dell’anno scorso. Con le nuove autorizzazioni, la capacità totale di carbone della Cina crescerà del 23% entro il 2027, ma contando anche gli impianti in pre-permitting la cifra sale a +33% entro il 2029

Corsa al carbone in Cina: nel 2023 costruite 1,5 centrali ogni settimana
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Il 70% della pipeline globale del carbone è localizzata in Cina

(Rinnovabili.it) – Quasi una centrale a carbone e mezza costruita ogni settimana. È il ritmo della corsa al carbone in Cina nei primi 6 mesi dell’anno. Una corsa che continua dall’estate del 2022 e non fa intravedere alcuna flessione all’orizzonte. E registra numeri da record. A fine luglio di quest’anno, la capacità totale in ballo nel paese asiatico, contando le centrali a carbone in costruzione, quelle in permitting o in pre-permitting e quelle solo annunciate, arriva a 557 GW. È il livello più alto dall’inizio della pandemia. E mentre il resto del mondo frena, la quota cinese della capacità di carbone globale è al 70%.

I numeri della corsa al carbone in Cina

Questi i dati del primo semestre. La Cina ha iniziato a costruire 37 nuovi GW di centrali a carbone, ha rilasciato le autorizzazioni per altri 52 GW (di cui 10 GW sono già in cantiere), ha annunciato piani per 41 nuovi GW e ha rispolverato i progetti, prima messi da parte, per impianti per altri 8 GW. Se si contano i nuovi impianti di questa ultima ondata iniziata nel 2022, le centrali autorizzate arrivano a 152 GW e quelle annunciate a 169 GW. In tutto, le centrali oggi in costruzioni o autorizzate raggiungono quota 243 GW.

A meno che le autorizzazioni non vengano interrotte immediatamente, la Cina non sarà in grado di ridurre la capacità elettrica alimentata a carbone durante il prossimo piano quinquennale (2026-2030). Per farlo, dovrebbe stracciare alcune autorizzazioni o chiudere in anticipo una buona quota delle centrali in funzione. Altrimenti, spiegava già ad aprile un rapporto di E3G, la pipeline del carbone cinese (cresciuta del 50% nel secondo semestre ‘22) continuerà a essere una “minaccia diretta” all’obiettivo degli 1,5 gradi fissato dal Paris Agreement.

Le ragioni del boom

Cosa sta succedendo? Lo spiega un rapporto di Global Energy Monitor e CREA che analizza con cadenza semestrale lo stato della corsa al carbone in Cina: Pechino ha messo dei paletti piuttosto precisi ma i governi provinciali li stanno ignorando per paura di incorrere in nuovi blackout.

“Le province che costruiscono la maggior parte del nuovo carbone non lo usano per “sostenere” un corrispondente aumento di energia pulita [in ottica di stabilizzazione della rete, ndr]; la maggior parte dei progetti si trova in province che non mancano di capacità di generazione per far fronte ai picchi di domanda; e la maggior parte dei nuovi luoghi di progetto dispone già di energia da carbone più che sufficiente per “supportare” la capacità eolica e solare esistente e pianificata”, specificano gli autori del rapporto ricordando le regole che Pechino ha imposto nell’ultimo biennio. “Ciò dimostra che non esiste un’effettiva applicazione delle politiche che limitano l’autorizzazione di nuovi progetti”.