Le grandi aziende fossili modificano i loro piani aziendali puntando sull'energia pulita. Ma, nonostante questo, gli investimenti verdi non rappresentano ancora più del 15% del totale.
Per la ripresa, le compagnie petrolifere europee sembrano puntare alle rinnovabili
(Rinnovabili.it) – Secondo un’analisi condotta dai Reuters sui piani aziendali delle principali compagnie petrolifere e del gas europee, una quota più consistente rispetto agli anni passati della loro liquidità è stata indirizzata verso progetti di energia verde. Ciò dipende dalla convinzione che la domanda di combustibili fossili subirà una flessione a lungo termine.
“Viviamo tutti in modo diverso”, ha dichiarato a Reuters l‘amministratore delegato di BP, Bernard Looney. Negli ultimi mesi, le maggiori compagnie petrolifere mondiali hanno ridotto drasticamente la spesa in conto capitale a causa del calo della domanda di carburante. Per questa ragione, i primi cinque produttori europei – BP, Shell, Total, Eni ed Equinor – stanno concentrando i loro tagli agli investimenti principalmente sulle attività petrolifere e del gas.
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Dirigenti e investitori delle aziende affermano che si aspettano che la domanda di combustibili fossili raggiunga il picco prima di quanto si pensasse. Allo stesso tempo, si prevede che l’UE concentrerà gli stimoli economici sull’infrastruttura a energia verde. Per questa ragione, BP mira a mantenere intatti i suoi 500 milioni di dollari di spesa per iniziative a basse emissioni di carbonio, nonostante un taglio delle spese a livello aziendale del 20%.
L’amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden, ha dichiarato di voler escludere dai tagli in bilancio la divisione New Energy, che si concentra su energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni di carbonio. Total ha ancora in programma di spendere 1,5-2 miliardi di dollari per attività a basse emissioni di carbonio, nonostante abbia ridotto la spesa complessiva del 2020.
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Nonostante le modifiche nei piani aziendali, c’è da dire gli investimenti in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni di carbonio rappresentano ancora non più del 15% del totale. Per questa ragione, alcuni investitori sostengono che tali obiettivi non raggiungono ancora le ambizioni dell’accordo di Parigi. Ad esempio, l’investitore londinese Sarasin & Partners ha affermato che né Shell né Total “hanno indicato come intendono modificare gli investimenti nella misura richiesta dalle loro ambizioni climatiche”.
Se le compagnie petrolifere e del gas europee sembrano prendere una certa direzione, quelle statunitensi stanno evidentemente prendendo una strada diversa, incoraggiate dal governo. Infatti, Mike Wirth, AD di Chevron, ha dichiarato agli investitori che si aspetta che la domanda di petrolio e gas risalga a livelli normali dopo la pandemia. “Il mondo non è pronto per la transizione verso un’altra fonte di energia”, ha sottolineato.
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Dello stesso parere è Darren Woods di Exxon Mobil: “So che ci sono molte opinioni diverse su ciò che riserva il futuro, ma voglio essere chiaro: i fondamentali a lungo termine che guidano la nostra attività non sono cambiati“. In queste settimane, l’amministrazione Trump sta valutando modi per aiutare il settore dei combustibili fossili attraverso agevolazioni fiscali.