Rinnovabili • Combustibili fossili: UNEP, il gap di produzione tra realtà e 1,5 gradi si allarga

Per disintossicarci dai combustibili fossili, l’unica strada è un accordo per il phase out

L’Agenzia per la protezione ambientale dell’ONU calcola che con le politiche attuali, a fine decennio il mondo starà producendo il 110% di carbone, gas e petrolio in più rispetto ai volumi che sarebbero compatibili con la traiettoria verso gli 1,5 gradi

Combustibili fossili: UNEP, il gap di produzione tra realtà e 1,5 gradi si allarga
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Pubblicato il Production Gap Report 2023 dell’UNEP

(Rinnovabili.it) – Nel 2030 il mondo produrrà un volume doppio di combustibili fossili rispetto a quello che sarebbe compatibile con il rispetto della soglia di 1,5 gradi. Un dato di fatto che illumina la distanza – siderale – tra le promesse climatiche dei governi e i loro provvedimenti concreti. Ad oggi, sono 151 gli stati che si sono impegnati a raggiungere emissioni nette zero verso metà secolo. E le proiezioni basate sulle politiche già adottate dicono che entro il 2030 il mondo raggiungerà il picco della domanda di carbone, petrolio e gas. Ma tutto questo non basta per rispettare il limite più ambizioso dell’Accordo di Parigi.

A metterlo nero su bianco, a meno di tre settimane dalla Cop28 di Dubai, è l’edizione 2023 del Production Gap Report dell’UNEP. Lanciato per la prima volta nel 2019, il rapporto dell’Agenzia per la protezione ambientale dell’ONU si occupa di misurare la discrepanza tra i volumi di combustibili fossili che i governi pianificano di produrre in futuro e i volumi che sono invece compatibili con il rispetto del Paris Agreement.

Quanto è grande il gap di produzione di combustibili fossili?

Secondo il rapporto, se restiamo sulla traiettoria attuale, entro la fine di questo decennio il mondo produrrà il 110% di combustibili fossili in più di quanto sarebbe compatibile con la soglia di 1,5 gradi e il 69% in più di quanto sarebbe congruente con il rispetto del limite dei 2 gradi. E questa traiettoria non farà che aumentare il divario: le politiche in campo permettono infatti la crescita della produzione di carbone fino al 2030 e quella di gas e petrolio fino, almeno, al 2050.

“Non possiamo affrontare la catastrofe climatica senza affrontarne la causa principale: la dipendenza dai combustibili fossili. La COP28 deve inviare un chiaro segnale che l’era dei combustibili fossili ha esaurito il gas e che la sua fine è inevitabile. Abbiamo bisogno di impegni credibili per incrementare le energie rinnovabili, eliminare gradualmente i combustibili fossili e aumentare l’efficienza energetica, garantendo al tempo stesso una transizione giusta ed equa”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Dei 20 grandi paesi produttori di combustibili fossili passati ai raggi x nel Production Gap Report, ben 17 hanno promesso di raggiungere net zero e molti hanno avviato delle iniziative per tagliare le emissioni fossili. Ma nessuno si è impegnato a tagliare la produzione di carbone, gas e petrolio in linea con gli 1,5 gradi.

La soluzione adottata, infatti, è spesso il ricorso alle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2. Ma siccome queste tecnologie presentano ancora molti “rischi e incertezze”, secondo l’UNEP “i paesi dovrebbero puntare a un’eliminazione quasi totale della produzione e dell’uso del carbone entro il 2040 e a una riduzione combinata della produzione e dell’uso di petrolio e gas di tre quarti entro il 2050 sui livelli del 2020, come minimo”. Per farlo, sottolinea l’Agenzia ONU, alla Cop28 bisogna approvare un accordo globale per il phase out delle fossili.