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Riaccendere le centrali a carbone in UE? Avrà un impatto “trascurabile”

L’ultimo rapporto del think tank Ember inquadra con ottimismo l’eventuale aumento della generazione elettrica da carbone per compensare i minori flussi di gas. Le emissioni aumenterebbero il bilancio UE dell’1,3% e tutti gli stati hanno ribadito l’impegno per il phase out senza deroghe

G7 Clima e Energia: salta la data per il phase out del carbone
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In standby 13,5GW di centrali a carbone in Austria, Germania, Olanda e Francia

(Rinnovabili.it) – Riaccendere le centrali a carbone per compensare il gas dalla Russia non farà aumentare in modo significativo le emissioni europee. Nello scenario peggiore, con gli impianti oggi in standby che lavorano al 65% per tutto il 2023, il bilancio emissivo UE viene appesantito “in modo trascurabile”, dell’1,3% (il 4% se si guarda solo al settore energetico), pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2). Lo calcola il think tank Ember in uno studio che vuole essere rassicurante – e ottimista – fin dal titolo, “Coal is not making a comeback”, il carbone non sta tornando davvero.

L’analisi si basa soltanto su 4 paesi europei, ovvero Austria, Germania, Olanda e Francia. Paesi che hanno complessivamente messo in conto di riaccendere (o far lavorare a ritmo più sostenuto) centrali a carbone per un totale di 13,5 GW di capacità installata, se la congiuntura energetica – come sembra plausibile – dovesse peggiorare.

Vengono quindi tralasciati altri stati che hanno dichiarato di voler procedere sulla stessa strada. Tra cui l’Italia, che dispone ancora di una capacità di generazione elettrica da carbone di circa 6 GW distribuiti su 7 impianti.

Con l’aggiunta dei siti nei 4 stati considerati, la capacità europea di carbone crescerebbe del 12% da una base di 109GW. E inciderebbe per l’1,5% sulla capacità di generazione complessiva del continente, pari a 920GW.

Le centrali a carbone “non fanno deragliare l’agenda UE sul clima”

Su cosa poggia l’ottimismo di Ember? Sulle promesse dei vari stati che queste saranno soltanto misure transitorie e che le centrali a carbone entreranno in funzione esclusivamente in periodi di emergenza, restando (o tornando) altrimenti in standby. “Anche se sarebbe preferibile evitare qualsiasi aumento delle emissioni, l’aumento temporaneo non farà deragliare gli obiettivi climatici a lungo termine dell’UE”, sostiene il documento appoggiandosi anche alle stime presentate dalla Commissione nel piano Repower EU.

Un’affermazione che Ember giustifica non solo con i volumi emissivi attesi, ma soprattutto con il fatto che tutti i paesi presi in esame hanno detto chiaramente che le date per il phase out del carbone non sono messe in discussione da queste variazioni temporanee nella tabella di marcia.

Non solo. La riaccensione delle centrali, sostiene Ember, va inquadrata in una congiuntura in cui nell’agenda europea è diventata una priorità diminuire anche l’uso di gas, cosa che non era in discussione prima dell’invasione russa dell’Ucraina. “L’annuncio della COP26 di “riduzione graduale dell’energia a carbone” è ancora forte, anche se in Europa potrebbe esserci una ripresa a breve termine. Ciò che è cambiato è che l’Europa è ora concentrata sulla riduzione graduale dell’energia a carbone e a gas”, afferma Dave Jones che guida il Global Programme di Ember. (lm)