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Nuovi danni per la centrale di Fukushima, crescono le criticità

Il terremoto dello scorso sabato ha aggravato i danni esistenti alle camere di contenimento primarie nei reattori 1 e 3, consentendo la fuoriuscita di un maggior quantitativo d'acqua

centrale di Fukushima
By IAEA Imagebank – CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56218683

Cala il livello dell’acqua di raffreddamento nella centrale di Fukushima

(Rinnovabili.it) – Sono passati quasi 10 anni da quando il terribile maremoto di Tōhoku si abbatté sul Giappone, provocando 30mila morti, una lunga scia di danni e la distruzione dei generatori d’emergenza nella centrale di Fukushima Dai-ichi. L’incidente nucleare che ne seguì, secondo solo a quello di Černobyl’, ha dimostrato due cose: che le misure di sicurezza per questi impianti sono nella maggior parte dei casi insufficienti rispetto ai grandi disastri naturali; e che riportare la situazione ad uno stato di normalità è un processo incredibilmente lungo. Soprattutto se, come nel caso della centrale di Fukushima, nel tempo si aggiungono nuovi danni.

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A confermarlo è il portavoce della Tokyo Electric Power Co., Keisuke Matsuo, che ha spiegato ai giornalisti gli effetti dell’ultimo terremoto di magnitudo 7.3 registrato sabato in Giappone. Il sisma ha aggravato le rotture presenti nelle camere di contenimento primarie dei reattori 1 e 3. E di conseguenza i livelli dell’acqua di raffreddamento sono diminuiti. In realtà, la perdita potrebbe coinvolgere anche il reattore numero 2, ma la società non è stata in grado di rilevare alcun calo a causa dello smantellamento degli indicatori per le attuali operazioni di rimozione del combustibile fuso.

Secondo la  TEPCO, che gestisce la centrale e i lavori di contenimento e bonifica, l’acqua radioattiva fuoriuscita dovrebbe essere rimasta degli edifici del reattore, senza dunque raggiungere l’esterno. Nonostante ciò, l’imprevisto complica ulteriormente il già difficile processo di disattivazione dell’impianto.

Cosa succede ora? La società fa sapere che monitorerà livelli e le temperature sul fondo delle camere di contenimento. L’aumento delle perdite potrebbe richiedere un quantitativo maggiore di acqua di raffreddamento pompata nelle unità; il che si tradurrebbe ulteriori volumi di acqua contaminata da trattare e immagazzinare. Peccato che la situazione a livello di stoccaggio sia già critica. La TEPCO afferma che il suo limite di capacità sarà raggiunto la prossima estate. E il dibattito se rilasciare o meno quest’acqua in mare continua.

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