Prolungare le attività dell’impianto oltre il 2030 aprendo una nuova miniera di lignite a cielo aperto a Zloczew non è conveniente sotto il profilo economico, conclude l’azienda nazionale dell’energia PGE. Così Varsavia prova a prometterne la chiusura per accedere al Just Transition Fund di Bruxelles
La centrale a carbone di Bełchatów copre circa il 20% del fabbisogno elettrico polacco
(Rinnovabili.it) – Tra le pieghe del piano di ripresa post pandemia della Polonia c’è un addio importante per la transizione energetica del paese. Varsavia promette a Bruxelles lo stop della centrale a carbone di Bełchatów, l’impianto più inquinante di tutta Europa. Questo almeno è quello che si legge sul piano – ancora provvisorio – della regione di Lodz per accedere ai fondi del Just Transition Fund europeo, destinato proprio ad accompagnare il passaggio delle economie più fragili del continente verso un assetto più clima-neutrale.
La Polonia di recente ha raggiunto un accordo tra governo, industria e parti sociali sulla data di phase out del carbone. Sarà nel lontanissimo 2049, un orizzonte che permette – almeno in teoria – alle centrali di prolungare la loro attività per altri 3 decenni. Ma la PGE, l’azienda statale dell’energia che gestisce centrali e miniere, si sta muovendo diversamente. Non per motivi climatici, ma sulla base di analisi costi-benefici.
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Dopo una revisione del progetto, la PGE ha abbandonato l’idea di aprire una nuova miniera di lignite a cielo aperto presso Zloczew. Il sito sarebbe servito esclusivamente per alimentare la centrale a carbone di Bełchatów ed estenderne le operazioni oltre il 2030. Operazione che, tuttavia, a conti fatti risulta non convenire sotto il profilo economico: sarebbe soltanto uno spreco di soldi.
Da qui, a cascata, la decisione di dire addio alla centrale di Bełchatów. Il documento preparato per ottenere i fondi europei stima una data di chiusura definitiva dell’impianto compresa tra il 2030 e il 2036. L’impianto a lignite da 5 GW è di proprietà della PGE Elektrownia Bełchatów SA (ancora per poco: l’azienda sta scorporando gli asset legati al carbone, anche per alleggerire il fardello del debito) ed è responsabile del 20% della produzione elettrica nazionale. Ogni anno l’impianto emette in atmosfera circa 37 Mt di CO2. La sua chiusura è quindi un tornante fondamentale per la transizione energetica polacca. Il paese, il cui mix elettrico dipende in larghissima parte dal carbone, punta su centrali a gas e nucleare per una transizione soft, ma sta anche avviando progetti sull’eolico.
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