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Caro bollette, Cingolani: agire anche su cause, non solo su effetti

L'Italia si prepara per la riunione straordinaria dei ministri dell’Energia UE in programma il prossimo 26 ottobre

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Azzerare gli effetti del caro bollette richiederà lo stanziamento di nuove risorse?

(Rinnovabili.it) – Due decreti di tamponamento e alcuni suggerimenti da parte della Commissione europea potrebbero non bastare a contenere gli effetti del caro bollette italiano. Ma come ricordato ieri dal Ministro alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, non si tratta di un problema nazionale. La crisi dei prezzi energetici ha investito tutta l’Europa e molti altri paesi nel mondo creando scompiglio e preoccupazione. Per il ministro non c’è dubbio che “trattandosi di un fenomeno che riguarda l’intero sistema economico, è necessario affrontarlo in modo coordinato e urgente al livello europeo”.

Il Consiglio dell’energia UE si riunirà in via straordinaria il prossimo 26 ottobre a Lussemburgo con l’obiettivo di discutere degli impatti dei rincari energetici e delle possibili misure di contrasto a livello nazionale e comunitario. Ma come ha già dimostrato poche settimane fa l’incontro dell’Eurogruppo, trovare la quadra tra le diverse posizioni degli Stati membri e l’indirizzo dell’Esecutivo UE, non è un’impresa da poco. Dal canto suo l’Italia è pronta a evidenziare in sede UE come “sterilizzare gli aumenti per tutte le categorie produttive richiederà molte più risorse di quelle attualmente rese disponibili“. E ad esortare un’azione non solo sugli effetti dell’aumento “ma anche sulle cause”.

Approvvigionamento gas, tra monitoraggi e nuove proposte

Quello che è certo è che l’Unione europea deve ancora trovare una strategia condivisa sul caro bollette. L’esecutivo ha avanzato una serie di misure a supporto dei Ventisette ma rifiuta categoricamente di metter mano alle norme del mercato+. E prende tempo sulla proposta di creare una riserva strategica del gas realizzata con acquisti collettivi. Un’idea che non dispiacerebbe all’Italia perché, come spiegato poco tempo fa dal premier Draghi, consentirebbe agli Stati di “non farsi trovare impreparati rispetto a picchi dell’energia”.

In realtà, almeno per ora, l’approvvigionamento energetico comunitario non risulta a rischio immediato su questo fronte. Tuttavia gli attuali livelli di stoccaggio del gas nell’UE sono di poco superiori al 75%, ben 15 punti percentuali sotto la media degli ultimi 10 anni. Ciò si traduce nella necessità di un monitoraggio continuo della sicurezza energetica. Azione che coinvolge anche il Belpaese. “Sul gas il ministero della Transizione ecologica ha avviato un’analisi degli scenari del prossimo inverno, temi oggetto di discussione della periodica riunione del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema nazionale del gas naturale”.

Ma Cingolani cerca anche di rassicurare. “Il sistema italiano di approvvigionamento del gas naturale è storicamente il più diversificato d’Europa e questo ci dà un po’ più di libertà, in particolare con 5 gasdotti di importazione alimentati da produzioni provenienti principalmente da Russia, Algeria, Nord Europa, Libia e Azerbaijan. L’Italia può contare su una produzione nazionale che fornisce circa il 10% dei consumi interni annui e su tre rigassificatori. Inoltre, è dotata di un discreto numero di siti di stoccaggio che garantiscono, specialmente durante i periodi invernali in cui la domanda è più elevata, la sicurezza della fornitura giornaliera coprendo i picchi di richiesta”.

La cooperazione internazionale rimanere però il punto chiave a livello europeo. L’esecutivo UE sta dialogando con i principali paesi produttori e consumatori di gas naturale per facilitare l’aumento degli scambi. “Questo dialogo con i nostri partner internazionali mira a migliorare la liquidità e la flessibilità del mercato internazionale del gas al fine di garantire forniture di gas naturale sufficienti e competitive”.