Sebbene sul lungo periodo l'energia del carbone ha prospettive cupe, nel breve periodo potrebbe risollevare la stabilità economica dei paesi asiatici.
Con la crisi economica, Cina, Giappone e Corea del Sud potrebbero puntare tutto sul carbone
(Rinnovabili.it) – Nei primi mesi del 2020, la domanda di combustibili fossili, tra cui petrolio e carbone, è precipitata e le previsioni per il resto dell’anno non lasciano spazio ad una rapida inversione di rotta. L’Unione Europea, il Fondo monetario internazionale e le Nazioni Unite hanno dichiarato che ciò rappresenta un’opportunità unica per lanciare una “ripresa verde”. Tuttavia, si teme che i paesi asiatici intraprenderanno un percorso opposto.
Infatti, ci sono segnali che i grandi giganti dell’est – come Cina, Corea del Sud e Giappone – indirizzeranno i fondi di recupero per la costruzione di centrali elettriche a carbone, con l’obiettivo di risollevare il settore energetico paralizzato dalla pandemia e dare impulso all’economia a discapito di efficienza e politiche ambientali.
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“La Cina e altri paesi asiatici potrebbero essere tentati di investire nel carbone per aiutare le loro economie“, ha dichiarato Matt Grey, copresidente del settore energia e servizi pubblici di Carbon Tracker. “Il rischio è che i governi rimangano impantanati nell’energia a carbone ad alto costo, minando gli obiettivi climatici globali”.
La Cina, che produce e consuma circa la metà del carbone mondiale, ha dichiarato di voler consentire ad alcune province la costruzione di centrali a carbone a partire dal 2023. Nello specifico, Pechino ha recentemente accelerato sulla costruzione di cinque centrali e ha impegnato miliardi di dollari per la costruzione di linee di trasmissione elettrica. Rispetto al 2019, le importazioni cinesi di carbone sono aumentate del 22%.
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La situazione non sembra essere diversa in Giappone e Corea del Sud, che continueranno a finanziare le centrali a carbone in paesi come il Vietnam e l’Indonesia, per sostenere le industrie colpite dal fallimento. Tuttavia, secondo gli analisti, molti di questi progetti non sono economicamente sostenibili sul medio-lungo periodo e c’è il serio rischio che aggraveranno le condizioni economiche dei paesi asiatici, bloccando risorse e producendo miliardi di dollari di debito.
Infatti, le prospettive globali a lungo termine per l’energia del carbone sono cupe. Governi, banche e compagnie energetiche – sotto la pressione dell’opinione pubblica e degli investitori – stanno abbandonando il combustibile fossile. Due delle più grandi banche giapponesi, Mizuho Financial Group e Sumitomo Mitsui Financial Group, hanno annunciato il mese scorso piani per porre fine al finanziamento del carbone, anche se la modifica non si applica ai progetti già annunciati.
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Tuttavia, secondo Shirley Zhang, analista presso Wood Mackenzie, “il carbone è, sul breve termine, potenzialmente meno influenzato rispetto ad altre fonti energetiche nel sud-est asiatico, e la stabilità economica e sociale può essere prioritaria in tempi incerti come questo“. Secondo il think tank, 150 gigawatt di progetti eolici e solari in tutta l’Asia potrebbero essere ritardati o cancellati nei prossimi cinque anni.