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I Big dell’energia escono dalla Russia, ecco cosa succede

Bp ed Equinor ma anche Shell, Exxon Mobil ed Eni: cresce di giorno in giorno il numero di compagnie energetiche che hanno preso provvedimenti per limitare, sospendere o uscire dalle attività commerciali in Russia

Big dell'energia
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(Rinnovabili.it) – I Big dell’energia stanno uscendo dalla Russia. Una alla volta le grandi compagnie del settore idrocarburi hanno iniziato ad annunciare abbandoni e stop delle attività commerciali in risposta all’invasione dell’Ucraina. La prima a muoversi è stata Bp. Il 27 febbraio il colosso britannico ha annunciato l’uscita dalla sua partecipazione in Rosneft, la più grande compagnia russa nel settore petrolifero, di cui Bp deteneva una quota del 19,75%. Una decisione accompagnata anche dalle dimissioni “con effetto immediato” dell’amministratore delegato Bernard Looney dal consiglio di Rosneft. “L’attacco della Russia all’Ucraina è un atto di aggressione che sta avendo tragiche conseguenze in tutta la regione”, ha spiegato il presidente di Bp Helge Lund in una nota stampa, ricordando come la sua azienda operi sul territorio russo da oltre 30 anni. “Tuttavia, questa azione militare rappresenta un cambiamento fondamentale”. 

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Sulla medesima linea il consiglio di amministrazione della norvegese Equinor (ex Statoil). Il 28 febbraio la compagnia ha deciso di interrompere i nuovi investimenti in Russia e di avviare un processo di uscita dalle joint venture in essere con le aziende del paese. “Siamo tutti profondamente turbati dall’invasione dell’Ucraina, che rappresenta una terribile battuta d’arresto per il mondo, e il. Nostro pensiero è rivolto a tutti coloro che stanno soffrendo a causa dell’azione militare“, ha affermato Anders Opedal, Presidente e CEO di Equinor annunciando l’impegno aziendale a contribuire con finanziamenti allo sforzo umanitario nella regione. 

Nello stesso giorno anche il consiglio d’amministrazione di Shell ha notificato la decisione di abbandonare le sue joint venture con Gazprom e le attività correlate; inclusa la sua partecipazione al 27,5% nell’impianto di gas naturale liquefatto Sakhalin-II, quella 50% nella Salym Petroleum Development e nell’impresa energetica di Gydan. La multinazionale britannica ha anche espresso l’intenzione di interrompere il suo coinvolgimento nel progetto del gasdotto Nord Stream 2. “Siamo scioccati dalla perdita di vite umane in Ucraina, che deploriamo, a seguito di un atto insensato di aggressione militare che minaccia la sicurezza europea“, ha affermato l’a.d. della Shell, Ben van Beurden.

 Il primo marzo è stata la volta della francese TotalEnergies che ha annunciato lo stop alla fornitura di capitale per nuovi progetti in Russia. La società si è anche detta pronta “a sostenere la portata e la forza delle sanzioni messe in atto dall’Europa” attuandole “indipendentemente dalle conseguenze (attualmente in fase di valutazione) sulle sue attività in Russia”.

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È di oggi invece la decisone di Exxon Mobil di ritirarsi dalle operazioni russe nel settore del petrolio e del gas, tra cui la gestione del progetto Sakhalin-1. La compagnia petrolifera statunitense si unisce agli altri big dell’energia promettendo che interromperà anche i nuovi investimenti.

Secondo quanto riportato oggi dall’ANSA anche Eni sarebbe pronta a interrompere le attività in Russia. Un portavoce del gruppo ha affermato che “per quanto riguarda la partecipazione congiunta e paritaria con Gazprom nel gasdotto Blue Stream (che collega la Russia alla Turchia), Eni intende procedere alla cessione della propria quota”.