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Nessun PNIEC dei Paesi Ue prevede l’abbandono dei sussidi alle fonti fossili

sussidi alle fonti fossili
Foto credit: Gerry Machen / flickr

L’abbandono dei sussidi alle fonti fossili entro il 2025 era stato formulato in una riunione dei G20 del 2009

 

(Rinnovabili.it) – Nessun Paese Ue ha presentato programmi concreti per eliminare i sussidi alle fonte fossili entro i prossimi 10 anni: è quanto emerge dalla revisione dei Piani Nazionali Integrati per l’Energia e il Clima (PNIEC) effettuata dall’Overseas Development Institute (ODI) in collaborazione con Friends of the Earth Netherlands e il Climate Action Network (CAN).

 

Secondo il report ODI, solo 9 Paesi Ue (Austria, Belgio, Estonia, Germania, Italia, Lussemburgo, Romania, Slovenia e Spagna) avrebbero presentato PNIEC in cui viene ribadita l’intenzione di abbandonare il finanziamento pubblico delle fonti fossili così come stabilito 10 anni fa, nel 2009, durante un meeting dei G20. Di questi, tuttavia, solo 6 delineerebbero un accenno di programma operativo di misure per limitare o eliminare i sussidi statali, senza tuttavia prevedere il reindirizzamento delle risorse verso altre fondi energetiche.

 

Al contrario, 5 Paesi comunitari (Regno Unito, Germania, Polonia, Grecia e Slovenia) menzionano esplicitamente nei propri PNIEC la possibilità di introdurre nuove forme di sussidio alle fonti fossili entro il 2030, spesso definendoli “supporti per la transizione verso le basse emissioni”; mentre 6 Paesi Ue (Bulgaria, Danimarca, Francia, Ungheria, Olanda e Regno Unito) sostengono la completa assenza di simili sussidi negl’attuali sistemi finanziari nazionali.

 

La Commissione europea ha valutato le prime bozze dei PNIEC lo scorso giugno e ha redatto una serie di raccomandazioni specifiche per ciascuna nazione in modo da poter apportare le migliorie necessarie entro la fine dell’anno, quando dovranno essere presentati i Piani definitivi.

 

Secondo una ricerca promossa dalla stessa Commissione europea, l’Ue ha speso una media di 55 miliardi di euro in sussidi alle fonti fossili tra il 2014 e il 2016; d’altra parte, nel 2017, i singoli Stati membri hanno ricavato entrate pari a oltre 400 miliardi di euro dalla tassazione di derivati del petrolio e dal gas naturale, secondo quanto riportato dall’International Association of Oil Gas Producers, una cifra che spiega bene quanto sia difficile abbandonare un modello economico basato sugl’incentivi alle fossili.

 

“I Paesi Ue hanno annunciato svariate volte la loro intenzione di abbandonare i sussidi alle fonti fossili – ha commentato Markus Trilling, tra gli autori del report per CAN Europe – I PNIEC rappresentato un’opportunità per progettare il cambiamento e reindirizzare i finanziamenti verso le fonti rinnovabili e l’efficientamento energetico”.

 

In quest’ottica, il report DOI suggerisce 6 punti su cui modellare le migliorie da apportare ai PNIEC: dall’utilizzo di una definizione univoca e condivisa di quali strumenti e schemi vadano intesi come sussidi pubblici alle fonti fossili fino alla rendicontazione dei flussi finanziari internazionali ad essi connessi; dalla mappatura delle risorse energetiche esistenti e sostenute da spese statali alla necessità di stendere piani operativi di abbandono del sistema di assistenza pubblica già entro la fine del 2020.

 

“Dieci anni dopo (l’accordo dei G20 per abbandona i sussidi alle fossili, ndr), mentre il mondo è nel mezzo di una crisi climatica, i governi dell’UE continuano a fornire ingenti somme di denaro dei contribuenti ai combustibili fossili, la principale causa dei cambiamenti climatici – ha affermato Laurie van der Burg, di Friends of the Earth Netherlands – Se i Governi dell’UE vogliono prendere sul serio l’azione per il clima, devono trasformare i loro impegni di lunga data nel porre fine ai sussidi per i combustibili fossili in piani d’azione concreti”.

 

>>Leggi anche Il doppio gioco del G20: in 10 anni triplicati i sussidi al carbone<<

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