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PNIEC Italia, per gli scienziati siamo ancora fuori rotta

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Bocciatura per il PNIEC italiano: troppe fonti fossili e poco coraggio

(Rinnovabili.it) – Alcune buone proposte ma nel complesso una delusione. Il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) dell’Italia manca l’obiettivo dimostrando di essere, per ora, troppo distante dalle richieste del mondo scientifico. E sottolinearlo sono proprio gli scienziati, quelli di Energia per l’Italia, un gruppo di docenti ed esperti  di Università e Centri di ricerca promotori della transizione energetica nazionale.

Il comitato promotore, coordinato da Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna, ha pubblicato oggi, in occasione dello sciopero mondiale per il clima, i propri commenti al PNIEC italiano.

 

“Nel Piano sono presentate molte proposte sulle quali non si può che essere d’accordo, come, ad esempio, la necessità di riorganizzare e potenziare i sistemi di accumulo, l’autoconsumo e la formazione di comunità energetiche” scrivono gli scienziati sottolineando però anche tutti i punti deboli. A partire dall’ampio spazio lasciato ai combustibili fossili che, nel 2040, dovrebbero essere ancora la più grande fonte di energia primaria (circa 65% del futuro mix).

Questi obiettivi riguardo il mix energetico, del tutto insoddisfacenti, sono la conseguenza inevitabile di un Piano che si preoccupa di facilitare e potenziare, anziché di limitare, l’approvvigionamento e l’utilizzo di gas e petrolio”, spiega il gruppo di Energia per l’Italia. “Evidentemente nella stesura del Piano ci sono state forti pressioni delle lobby che hanno interessi nella ricerca ed estrazione di idrocarburi, nell’importazione di GNL e nella messa in opera di strutture per la sua di distribuzione, e nel completamento della TAP, che pure una delle forze politiche che guida il paese sembrava volesse eliminare”.

 

E se il capitolo sull’efficienza energetica si fa notare più per le mancanze che per le proposte, quello sui trasporti è definito addirittura deludente: dalla mancanza di una data indicativa per il phase out dei veicoli a benzina e diesel al sostegno del metano, passando per la poca sostenibilità dei biodfuel usati, sono molti i punti su cui c’è da interrogarsi.

“Quello proposto dal Governo – proseguono gli scienziati – è un Piano che sembra non rendersi conto che la transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è non solo necessaria, ma inevitabile e che assecondarla e anticiparla è una grande opportunità di crescita economica e riduzione dei costi causati dagli impatti ambientali e climatici”.

 

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