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Il piano USA per salvare carbone e nucleare stravolgerà il mercato

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Nuove norme per resuscitare carbone e nucleare

(Rinnovabili.it) – I combustibili fossili salvano vite. Questa lo posizione che, senza un minimo di timore, il segretario all’Energia statunitense Rick Perry è deciso a sostenere pubblicamente. L’ha scandito a chiare lettere, pochi giorni fa, durante l’incontro con i dirigenti del settore petrolifero, rispondendo alle proteste ambientaliste che avevano interrotto il meeting. Un sostegno che si fa beffa di qualsiasi evidenza scientifica, ma che tradisce in parte anche le promesse fatte dal presidente Donald Trump ai consumatori americani.

 

L’America first energy plan, presentato a gennaio dalla Casa Bianca, sosteneva lo sfruttamento delle risorse nazionali come strumento di indipendenza energetica dal cartello dell’Opec e di riduzione dei costi per i contribuenti. La priorità è data ovviamente a fossili e nucleare. Ma per supportare comparti oggi in difficoltà (soprattutto gli ultimi due), i classici incentivi non bastano più, soprattutto vista la concorrenza del gas naturale e delle rinnovabili. Schiacciati da un mercato che si sta orientando verso il low carbon, mezzo dozzina di reattori hanno chiuso negli USA dal 2007 a oggi e un’altra mezza dozzina si spegnerà nei prossimi nove anni. Una sorte non troppo dissimile è toccata il carbon fossile.

 

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Per questo il segretario del DoE ha deciso di intervenire ad un livello più alto: in una lettera del 28 settembre alla Commissione federale di regolamentazione energetica (FERC), Perry ha chiesto un intervento sui prezzi energetici delle centrali a carbone e nucleari  che offrono il servizio di baseload (fornitura costante in tutte le ore). Citando il recente studio sull’affidabilità della rete elettrica, Perry ha chiesto nuove norme che garantiscano a questi impianti di “[recuperare] pienamente i costi di distribuzione” attraverso prezzi regolamentati, per poter “continuare a fornire la sicurezza energetica su cui si basa la nostra nazione”.

 

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La FERC, che non ha ancora replicato pubblicamente, ha in teoria 60 giorni di tempo per avallare o meno il progetto. Le possibilità che risponda negativamente appaiono però poche, dal momento che Trump ha inserito alcuni suoi uomini chiave nella Commissione.

Nuove norme in tal senso significherebbero imporre un mandato governativo sul funzionamento dei mercati dell’energia, riducendo drasticamente la concorrenza di fotovoltaico, eolico e gas naturale – oggi decisamente più competitivi di carbone e nucleare – e, soprattutto, aumentado le bollette dei consumatori.

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