Bocciata dall’Autorità per l’energia, la proposta di nuovi incentivi a carbone e nucleare
(Rinnovabili.it) – Colpisce a vuoto il primo importante tentativo del presidente Donald Trump di salvare l’industria del carbone statunitense. Ieri sera la Federal Energy Regulatory Commission (FERC) ha rispedito al mittente il piano della Casa Bianca per risollevare i prezzi energetici delle vecchie centrali termoelettriche e degli impianti nucleari.
La proposta arrivava direttamente dal Dipartimento dell’Energia che, attraverso il suo numero uno, Rick Perry, aveva chiesto lo scorso 28 settembre nuove norme per carbone e atomo al fine di “[recuperare] pienamente i costi di distribuzione”.
Il piano era quello di incentivare – sotto forma di prezzi regolamentati più alti – gli impianti che offrono servizio di baseload (ossia una fornitura costante in tutte le ore). Un premio, per così dire, al contributo di queste strutture alla sicurezza energetica nazionale, che sarebbe costato ai contribuenti americani circa 10,6 miliardi di dollari l’anno.
Non è un mistero che dietro le preoccupazioni del Governo americano per l’affidabilità o meno della rete, vi siano le forti pressioni di due industrie oggi in difficoltà: l’aumentata competitività delle rinnovabili, unitamente alla rapida avanzata del gas scisto, hanno sottratto parecchio terreno alla fornitura energetica tradizionale. Il Dipartimento dell’Energia ha calcolato che tra il 2002 e il 2016 sono state chiuse 531 centrali a carbone, mentre solo nell’ultimo anno otto reattori nucleari hanno annunciato piani di pensionamento.
Se il tentativo di mettere al sicuro il settore carbonifero era quasi scontato visto le posizioni pro-coal di Trump e della sua amministrazione, meno lo era il pronunciamento della FERC. Fin da subito si prospettava come certa l’approvazione del Piano dal momento che l’organismo in questione è controllato dai repubblicani. Non solo: il presidente Usa ha inserito nella Commissione alcuni suoi uomini chiave che facevano immaginare, almeno in teoria, un terreno di consensi per la proposta di Perry.
Il nuovo regolamento è stato invece rispedito al mittente. L’autorità per l’energia ha dichiarato che, nonostante le affermazioni della Casa Bianca, non vi è alcuna prova che la chiusura, passata e futura, delle centrali elettriche a carbone costituisca una minaccia per l’affidabilità della rete elettrica nazionale. Nella sua decisione finale, la FERC ha anche stabilito che gli operatori di rete abbiano 60 giorni di tempo per presentare le loro preoccupazioni sulla resilienza del sistema energetico. Al termine di questi due mesi, la commissione deciderà quindi se sia necessaria o meno un’azione supplementare per la sicurezza energetica.