Il Consiglio dei ministri europei per l’energia ha discusso il winter package. Tra le obiezioni avanzate quella al limite di 550g/CO2 per le emissioni degli impianti nel meccanismo di capacità
(Rinnovabili.it) – Maggiore flessibilità nella governace, chiarimenti sui centri di coordinamento regionali ma soprattutto minori vincoli emissivi per gli impianti fossili che parteciperanno il meccanismo di capacità. Queste alcune delle richieste avanzate dagli Stati membri durante la discussione Pacchetto clima energia 2030 (Winter Package) della Commissione europea.
Ieri, il Consiglio dei ministri dell’energia della UE si è riunito per discutere delle nuove proposte di legge e dei progressi dell’Unione energetica. Ma quello che è uscito dalle stanze europee, conferma la presenza ancora di molte frizioni. Per il Commissario all’energia Miguel Cañete si tratta di un buon segno, dimostrazione di quanto il pacchetto sia “realmente ambizioso”.
Tuttavia è facile che le divergenze ritardino l’iter e Canete mette già le mani avanti ipotizzando il probabile slittamento dei tempi sui Piani nazionali per il clima, gli impegni degli Stati Membri in linea con l’accordo di Parigi. “Prima arrivano meglio è, ma potremmo aver bisogno di più tempo” rispetto alla proposta di inizio nel 2018, “non abbiamo una posizione fissa”, ha affermato Cañete, ammettendo che anche raggiungendo un accordo entro fine anno “sarà difficile che gli stati presentino il loro piano un mese dopo”.
Uno dei terreni di scontro fra Consiglio e Commissione sembra essere quello del meccanismo della capacità. La creazione di un capacity market europeo è stata fin da subito una delle misure più criticate del pacchetto: prevedere di pagare centrali termoelettriche per il loro contributo potenziale alla rete, per gli ambientalisti è il metodo più sicuro per rinnegare gli impegni presi alla COP21 di Parigi. L’esecutivo ha cercato di mostrare una certa sensibilità ambientale inserendo dei precisi vincoli emissivi per gli impianti partecipanti: non potranno emettere più di 550 g CO2 per chilowattora. Ma diversi Stati membri, Polonia in primis, “hanno messo in discussione l’approccio della Commissione al meccanismo di capacità” aggiunge il commissario “non per il meccanismo in quanto tale ma per i limiti” che vorrebbero ovviamente fossero meno severi. “Non sarà un compito facile, è un pacchetto di enorme complessità ma siamo pronti, sopravviveremo”.
L’incontro ha dedicato spazio anche al piano comunitario per la Blue Economy. Bruxelles ha tenuto a ricordare come mari e oceani che bagnano l’Europa siano “una fonte promettente di energia, potendo sfruttare fino 100 GW al 2050 e coprendo buona fetta fabbisogno energetico UE”. Sono in fase d’accelerazione, invece, i provvedimenti sulla sicurezza del gas, sui gruppi di solidarietà tra Paesi, e sull’etichettatura degli elettrodomestici per l’efficienza energetica. L’obiettivo, ha spiegato Konrad Mizzi, il ministro maltese (a Malta è attualmente affidata la presidenza EU), è chiudere il primo entro fine giugno e il secondo già a marzo.