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Pacchetto clima energia: l’udienza è aperta

Pacchetto clima energia: l’udienza è aperta

 

(Rinnovabili.it) – Il Pacchetto clima energia al 2030 presentato ieri dalla Commissione Europea è il piano con cui l’Europa intende assicurarsi un sistema energetico e industriale competitivo e sicuro. L’esecutivo lo ha presentato con entusiasmo, incitando gli Stati Membri a incamminarsi su un percorso capace di garantire la prevedibilità richiesta dagli investitori e un ruolo da leader nel panorama internazionale in materia di clima ed energia. L’approccio seguito è quello dal basso verso l’alto, con obiettivi vincolanti a livello complessivo, ma non per i singoli Stati Membri, che saranno liberi di decidere come muoversi. Il Presidente Barroso ha parlato di un connubio tra clima e industria da perseguire non solo per il bene del nostro pianeta, ma anche per garantire all’Europa quella competitività tanto agognata; il Commissario per l’Energia, Günter Oettinger, ha ribadito la determinazione con cui l’UE intende promuovere un’economia a basse emissioni di carbonio, garantendo a famiglie e imprese costi accettabili da sostenere; ottimista la Commissaria incaricata dell’Azione per il Clima, Connie Hedegaard, e convinta della valenza di un Pacchetto la cui strada, se fosse seguita anche in altre regioni del mondo, garantirebbe al pianeta condizioni sicuramente migliori di quelle attuali. Eppure, nonostante l’entusiasmo di chi l’ha presentato, le critiche al nuovo Libro Bianco dell’Unione Europea sono state immediate: si è parlato di un impegno al ribasso, di una “pericolosa retromarcia” che segue l’inerzia ambientale della COP19 e mette a rischio la modernizzazione economica dell’Europa, di obiettivi che non solo dovevano essere vincolanti, ma anche più ambiziosi.

 

Ma quali saranno le questioni chiave su cui si alimenterà il DIBATTITO dei prossimi mesi (e che in parte è già iniziato) sul Pacchetto clima energia 2030? Gli elementi posti sul banco degli imputati sono tanti.

 

Flessibilità
La mancanza di obiettivi vincolanti per i singoli Stati spaventa: se l’intenzione della Commissione è stata quella di evitare di frammentare e distorcere il mercato lasciando liberi i governi di adottare la strategia a loro più congeniale, la paura è che in questo modo sia facile trovare escamotage per rimandare, giustificarsi e non concludere, con tutte le conseguenze che ci sarebbero sul piano economico e industriale.

 

Emissioni
L’obiettivo di riduzione del 40% dei gas serra rispetto ai livelli del 1990 è considerato dalla Commissione un elemento centrale della politica climatica ed energetica: c’è chi in Italia lo appoggia pienamente (Coordinamento Free) e chi, invece, lo considera tutt’altro che ambizioso e incapace di scongiurare la catastrofe climatica (Legambiente).

 

Rinnovabili
Fondamentali per una maggiore sicurezza negli approvvigionamenti energetici, le rinnovabili dovranno coprire il 27% del mix energetico europeo, un obiettivo che, pur rappresentando uno stimolo per azioni a livello nazionale, appare a molti riduttivo rispetto alle reali potenzialità di queste fonti. In Italia si chiede al Governo di chiarire con urgenza l’indirizzo da seguire; in ballo c’è una transizione energetica auspicata e in parte già intrapresa.

 

Efficienza energetica
Qua il dibattito è solo rimandato. Pur restando uno degli obiettivi primari della politica energetica europea, di quale sarà il ruolo dell’efficienza se ne parlerà dopo la revisione della Direttiva in materia, prevista a metà 2014. Come spiegato da Oettinger, la Commissione aspetterà la revisione di luglio per decidere poi a settembre come impostare il prossimo decennio. La delusione dovuta alla mancanza di un obiettivo ben preciso nel Pacchetto ha già fatto drizzare l’orecchio di chi teme conseguenze dannose per il futuro degli investimenti e dell’innovazione in Europa.

 

ETS
Giocheranno un ruolo chiave, ha spiegato l’Esecutivo, per il regime nel post 2020 e avranno bisogno di uno stabilizzatore automatico che non lasci spazio a margini d’azione discrezionali da parte dei diversi gruppi di interesse. La riserva proposta dalla Commissione è stata sottoposta al Consiglio e al Parlamento europei che sono invitati a esaminarla considerando il framework climatico ed energetico al 2030.

 

Shale gas
Per la Commissione potrebbe essere un’occasione per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico; per Oettinger è una fonte che sta cambiando il panorama energetico e che andrebbe analizzata a fondo, nel quadro degli obiettivi ambientali generali, con le dovute precauzioni e la doverosa trasparenza. Gli Stati Membri saranno liberi di decidere se sfruttare questa risorsa oppure no; così come successo con il nucleare, è plausibile pensare che anche in questo caso si accenderà il dibattito tra favorevoli e contrari.

 

Le tre “I”
Integrazione, interconnessione e internazionalizzazione: sono queste le tre “I” con cui il Pacchetto clima energia 2030 punta a fare dell’Europa un territorio ben strutturato e con mercati interni stabili e competitivi. Aspettando di vedere se gli intenti saranno disattesi oppure no, l’input è quello di creare le condizioni affinché tutti i Paesi procedano allineati verso gli obiettivi stabiliti. Un mercato ben integrato, ha detto Barroso, potrebbe far risparmiare all’Europa tra i 40 e i 60 miliardi di euro all’anno. E mentre c’è ancora tanto da fare, Parigi è sempre più vicina.

 

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