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Pacchetto clima energia 2030, c’è la Shell dietro i target UE?

Pacchetto clima energia 2030, c’è la Shell dietro i target UE?

 

(Rinnovabili.it) – Quando l’Unione Europea annunciò l’accordo sul pacchetto clima energia 2030, ad ottobre dello scorso anno, erano stati in molti a lamentare un testo vuoto di ambizione e veri impegni. Niente vincoli nazionali ad eccezione di quelli sulla CO2, obiettivi al ribasso per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’incremento dell’efficienza energetica e la possibilità di rivedere i target dopo il vertice ONU sul clima di Parigi. Nonostante la delusione di ambientalisti e società civile, il pacchetto clima energia era stato presentato dall’ex Commissione Barroso come un vero prodigio di lotta climatica. “Nessun giocatore al mondo è tanto ambizioso quanto l’UE”, aveva chiosato allora il presidente dell’esecutivo europeo. Peccato poi scoprire che dietro ai nuovi obiettivi 2030 ci sia probabilmente stato un lungo lavoro di pressing di uno dei colossi petroliferi dei nostri giorni: la Shell.

 

La rivelazione arriva dal quotidiano britannico Guardian che spiega d’essere in possesso, grazie alle freedom of information laws, di documenti che certificano l’attività di lobby della multinazionale olandese sul lavoro svolto da Bruxelles sul pacchetto clima energia. Attività che sarebbe iniziata addirittura nel 2011, mirata ad ottenere dall’esecutivo, allora guidato da Jose Manuel Barroso, l’eliminazione di target nazionali vincolanti per l’energia nella direttiva. In una lettera di cinque pagine indirizzata al presidente della Commissione, il direttore esecutivo per le attività upstream di Shell, Malcolm Brinded aveva scritto che se l’Unione Europea avesse puntato su una strategia di mercato basata sul gas piuttosto che sulle rinnovabili, avrebbe potuto risparmiare 500 miliardi nel suo percorso di transizione verso un’economia low carbon.

Il gas è un bene per l’Europa e l’Europa è ricca di gas […] Shell ritiene che l’UE dovrebbe concentrarsi sulla riduzione dei gas serra come unico obiettivo sul clima dopo il 2020, e consentire al mercato di individuare il modo più conveniente per raggiungere questo obiettivo, preservando in tal modo la competitività dell’industria, tutelando l’occupazione e il potere d’acquisto dei consumatori, e guidando la crescita economica”, si legge nella nota in mano al Guardian.

 

La risposta della Commissione europea è stata abbastanza asciutta, essendosi limitata a spiegare come la Shell sia semplicemente stata uno dei 550 attori che hanno contribuito al libro verde sui target 2030 nel marzo del 2013. Ma forse, il nuovo Piano Energetico Comunitario, fortemente incentrato sul gas, risponde già da sé.

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