(Rinnovabili.it) – In un mondo in cui la maggior parte degli orologi è continuamente sincronizzato via satellitare o via internet è difficile sbagliare orario. Probabilmente anche per questo saranno pochi a esseri accorti che in Europa si sono “persi” diversi minuti. Più precisamente a perderli sono stati gli orologi elettrici, quelli, per intenderci, delle sveglie digitali con la spina, dei forni a microonde e di alcuni sistemi di riscaldamento: i loro display mostrano (se l’orario non è stato prontamente corretto) quasi sei minuti di ritardo. La causa? Le beghe politiche tra Serbia e Kosovo.
A spiegare la connessione tra il tempo perso dagli orologi e il rapporto tra i due Paesi balcanici è ENTSO-E, l’associazione europea degli operatori energetici. Per comprendere la questione è necessario immaginare un tavolo coperto da tessere del domino senza un punto d’inizio definito ma con molteplici diramazioni. I tasselli finali sono rappresentati dagli orologi elettronici, regolati dalla frequenza del sistema di alimentazione anziché da un cristallo al quarzo o dal Network Time Protocol.
Ognuno di questi dispositivi è connesso alla rete elettrica locale che costituisce un pezzetto di quella europea. In altre parole tutto è collegato e opera a una frequenza elettrica sincronizzata. E se in un punto preciso del sistema si verifica uno squilibrio tra energia consumata ed energia prodotta, si dà origine all’effetto domino, producendo un’alterazione della frequenza in tutta la rete europea continentale, fino a sballare la regolazione degli orologi elettrici: saranno più lenti con frequenze minori e più veloci con quelle maggiori.
Lo squilibrio in questione è quello che si è verificato nell’area di controllo denominata Serbia-Macedonia-Montenegro (blocco SMM): un consumo eccessivo di energia in Kosovo, non controbilanciato dalla fornitura serba. Come risultato sono andati persi circa 113 GWh. Questi scarti di energia hanno portato a una leggera diminuzione nella frequenza elettrica media della rete che dovrebbe invece mantenersi a 50 Hz. “Affinché il sistema funzioni correttamente – spiega ENTSO-E -, la frequenza non può andare sotto i 47,6 Hz e salire sopra i 52,4 Hz. Ai valori limite tutti i dispositivi e i generatori collegati si disconnetterebbero automaticamente. La frequenza media del periodo che va da metà gennaio 2018 ad oggi è stata di circa 49.996 Hz”.
Non è difficile immaginare che dietro il problema energetico verificatosi tra Pristina e Belgrado ci sia l’ormai radicato problema politico tra i due Paesi. L’esperto energetico Agron Dida, Chief Auditor interno della Banca centrale del Kosovo ha dichiarato all’AFP che la Serbia sta impedendo al suo Paese di importare l’energia più economica di cui ha bisogno dalla vicina Albania. “La Serbia ricatta l’ottimizzazione del sistema energetico regionale”, ha affermato Dida. “È possibile che ciò crei problemi e influenzi negativamente l’intera rete elettrica in Europa”. Di contro EMS AD, la società serba che gestisce rete elettrica ha accusato l’operatore kosovaro KOSTT di aver prelevato elettricità ininterrottamente, in modo non autorizzato nel periodo gennaio-febbraio 2018