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Camera: inserire le infrastrutture energetiche nel dibattito pubblico

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Parere favorevole, ma condizionato, al decreto sul dibattito pubblico

(Rinnovabili.it) – Sì all’inserimento delle infrastrutture energetiche nelle opere soggette a dibattito pubblico. È quanto chiede la Commissione Ambiente alla Camera chiamata a pronunciarsi sul d.P.C.M. previsto dal nuovo Codice dei contratti pubblici. Il decreto in questione regola le modalità di svolgimento, le tipologie e le soglie dimensionali di tutte quelle opere con “una rilevanza strategica” che richiedono obbligatoriamente un confronto aperto con il territorio. L’obiettivo è permettere una discussione aperta a tutti i soggetti interessati già nella fase di elaborazione del progetto di fattibilità, in maniera da prevenire forme di contrasto o possibili contenziosi a lavori iniziati e favorire la trasparenza. Il provvedimento definisce la grandezza economica delle opere sulle quali prevedere obbligatoriamente forme di partecipazione pubblica, definendo vincolante la richiesta di confronto anche presentata dalle amministrazioni centrali, dagli enti locali o da un gruppo di almeno 50mila cittadini.

 

Perché scegliere di ricalcare il modello francese di débat public anche in Italia? Perchè, come spiegava solo qualche mese fa il Ministro delle Infrastrutture dei TrasportiGraziano Delrio, le grandi opere infrastrutturali debbono “essere utili e condivise dai territori, perché sono a servizio delle comunità”.  Salvo poi aver lasciato fuori dallo schema di decreto un elemento davvero ingombrante: le infrastrutture energetiche. Ad oggi, lo schema preclude qualsiasi confronto su oleodotti, gasdotti, centrali chimiche o piattaforme petrolifere. Una decisione che non piace troppo alla Commissione Ambiente di Montecitorio.

Nel parere al d.P.C.M., i deputati chiedono infatti che siano inserite nell’elenco delle opere sottoposte a dibattito pubblico, anche quelle energetiche. Una misura ritenuta necessaria, scrivono, “in ragione delle caratteristiche di tali opere, del loro impatto sul territorio e della volontà del legislatore all’atto della definizione dei criteri di delega”. Inoltre la Commissione invita a valutare l’opportunità di predisporre linee guida per i diversi ambiti di intervento.

 

“L’introduzione del dibattito pubblico nella normativa nazionale  – scrivono i deputati – rappresenta una rilevante innovazione, che favorisce la trasparenza delle procedure e la partecipazione dei soggetti interessati, facilitando la risoluzione a monte di eventuali conflitti, consentendo di migliorare la progettazione delle opere stesse e di deflazionare il possibile contenzioso; sarà pertanto necessario valutare il primo periodo di applicazione delle nuove norme, allo scopo di verificare l’efficacia dell’istituto del dibattito pubblico e apportare eventuali correttivi”.

 

La proposta di parere arriva solo qualche giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha a sua volta evidenziato alcune criticità. Una fra tutte, le soglie economiche delle opere, a partire dalle quali il dibattito diventa obbligatorio. Il decreto fissa tali soglie tra i 200 e 500 milioni di euro, a secondo della tipologia di intervento, ma per il Consiglio di Stato si tratta di importi così elevati “da finire per rendere, nella pratica, minimale il ricorso a tale istituto”.

 

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