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OCSE: Tassazione prodotti energetici, il mondo la sta usando male

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OCSE: Tassazione prodotti energetici, il mondo la sta usando male

 

(Rinnovabili.it) – I governi stanno sotto-utilizzando la tassazione dei prodotti energetici come strumento per frenare le conseguenze ambientali connesse al comparto, rinunciando a importanti entrate e indebolendo di fatto la lotta contro i principali responsabili delle emissioni a effetto serra. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nel report ‘Taxing Energy’, le imposte sui prodotti energetici non sarebbero utilizzate al meglio. Nel documento, l’OCSE confronta la situazione “fiscale” di 41 Paesi in tutto il mondo, responsabili nell’insieme dell’80% dell’energia consumata a livello globale. Per l’Organizzazione non c’è alcun dubbio: le tasse energetiche sono uno degli strumenti più efficaci che i governi hanno a disposizione per ridurre i danni del settore elettrico e termico. Tuttavia, la nuova analisi mostra come questi strumenti fiscali siano mal allineati con gli aspetti  negativi contro cui dovrebbero lottare, dimostrando un impatto davvero limitato sugli sforzi per ridurre i consumi e passare a forme di energia più sostenibili.

 

L’aliquota effettiva media ponderata sul consumo energetico di tutti i 41 paesi è di 14,8 euro per tonnellata di CO₂: una cifra – spiegano gli autori del report – ben al di sotto delle stime del costo sociale del carbonio, che è a circa 30 euro per tonnellata. La situazione si aggrava ulteriormente quanto si calcola anche il costo di altri effetti collaterali negativi. “Le imposte energetiche correnti sono basse e incoerenti“, ha affermato il Segretario Generale dell’OCSE, Angel Gurría. “La politica fiscale non viene utilizzata in modo efficace per ridurre quelli che sono gli impatti negativi su salute e clima”.

 

taxing energy use chart

 

La nuova ricerca presenta una analisi comparativa della struttura e del livello delle energy tax nei 34 paesi membri dell’OCSE e in Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Russia e Sud Africa. Si scopre così, ad esempio, che l’Italia è il terzo Paese dell’area Ocse per ciò che concerne l’IVA su prodotti energetici, con un’accisa del 22%, al pari della Slovenia. Al primo posto troviamo la Norvegia, con un’IVA al 25%, seguita da Polonia e Portogallo rispettivamente con un 23%.

 

Nell’economia globale, i Paesi applicano aliquote fiscali in materia di energia molto variabili, che vanno da poco più di 0 euro per tonnellata di CO2 a ben 107,3 euro, con differenze significative tra i vari combustibili. Alcuni dei carburanti più dannosi sono tassati in maniera leggera o non lo sono affatto, il che li rende eccessivamente attraenti per gli utenti finali. Il carbone contribuisce in modo significativo al cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico locale, ed è il carburante meno tassato (e in maniera a meno frequente) rispetto a tutti gli altri. Basti pensare che l’85% del carbone utilizzato per il riscaldamento e nei processi industriali nei 41 paesi interessati dall’analisi è esentasse, e l’aliquota fiscale media è inferiore a 2 euro per tonnellata di CO₂.

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